hideout

cultura dell'immagine e della parola

Un delirio chiassoso e colorato, come un’opera della pop art

Un delirio chiassoso e colorato, come un’opera della pop art

Surreale, stravagante, assolutamente folle: sono questi alcuni dei termini utilizzati dalla critica nel riferirsi al cinema di Takashi Miike. Un regista che, è stato detto, o si odia o ama, e non ci sono vie di mezzo; d’altronde alla sua filmografia ben poco si adatterebbe il principio aristotelico del media stat virtus.

Con un background del genere, si capisce perché proprio lui abbia portato sul grande schermo Yattaman, famosissima serie animata giapponese creata nel 1977, divertente apoteosi del nonsense in cui l’esile trama era in realtà il pretesto per vedere all’opera il trio di cattivi più bello, divertente e sfigato della storia dell’animazione, ovvero il leggendario Trio Drombo. Yattaman infatti portava nell’animazione questa grande novità: per la prima volta erano i cattivi gli assoluti protagonisti della storia, i personaggi a cui affezionarsi e per cui tifare; per questo motivo, dare “carne e ossa” a Miss Dronio, Tonzula e Boyaki, icone sacre per ogni otaku che si rispetti, era un’operazione non facile, non solo per i fan della serie ma anche perché, obiettivamente, tali operazioni di trasposizione dai cartoon (o dai fumetti) spesso si traducono in una perdita della vivacità espressiva, della trama, dei personaggi. È proprio qui che entra i azione il genio di Takashi Miike. Forse per le atmosfere pop che ha sempre avuto un certo suo cinema, che lo avvicinano al mondo degli anime e dei manga; forse perché il suo modo di fare cinema va letteralmente a nozze con questa serie irresistibilmente delirante, fatto sta che il regista nipponico la riproduce in maniera perfetta, realizzando un’opera chiassosa e coloratissima, le cui scenografie ed effetti speciali sembrano riprodurre calligraficamente quelli dell’anime. Miike non parte dalla serie animata per darle “vita”, bensì trasforma la “vita” in un cartoon. Sembra quasi che l’animazione come categoria in questo film rivendichi tutto ciò che ha insegnato al “cinema dal vero” (espressione da mettere necessariamente tra virgolette) lungo il corso degli anni.

Vestono benissimo i panni del Trio Drombo Kyoko Fukada, Kendo Kobayashi, Katsuhisa Namase; quando si sente cantare la celebre Tensai dorombo, jingle del gruppo, non si può assolutamente fare a meno di accompagnarli. Certo, le esigenze narrative hanno portato all’inserimento nella storia di personaggi incolori e a momenti anche noiosi, come Shoko e suo padre, e troviamo qua e là alcuni eccessi legati più all’immaginario del regista che alla serie, ma si può affermare che sia i fan che i neofiti potranno ritenersi più che soddisfatti. E tornare con la mente, per un po’ di tempo, a quando erano bambini.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»