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L’ultimo amore

L'ultimo amore

Le donne, si sa, sposano la persona giusta e si innamorano di quella sbagliata. Ha più valore un tradimento consumato occasionalmente oppure un tradimento solo trasognato? Per quale motivo questa recensione si sta aprendo con la fiera delle banalità che di solito apprezziamo leggere dal parrucchiere? Perché stiamo parlando di Last Night, film d’apertura dell’appena trascorso Festival del Cinema di Roma, in cui Keira Knightley fa la bella ma morale, ed Eva Mendez fa la bella tentatrice (non può essere altrimenti, è davvero troppo provocante per poter non provocare).

La regista irano-americana ha messo insieme due interpreti che, al di là delle doti fisiche, sono due bravissime attrici, come colonne portanti di un film che avrebbe voluto essere un Closer senza lap-dance e con un’allure europeggiante. Il risultato è di certo buono, anche se la voluta basicità dell’intreccio contrasta con i dialoghi spesso troppo letterari e costruiti. Ma la nota più stonata di tutte è uno dei due interpreti principali: l’impassibilità di Sam Worthington poteva essere tollerabile nel kolossal 3D Avatar, ma è ingiustificabile in un film che intende parlare esclusivamente di sentimenti. Cosa che riesce bene invece a Guillame Canet, attore e regista francese, incaricato nel film di testimoniare l’amore vero, quello lontano ma infinito, quello eternamente in attesa. Inoltre, sarà anche una questione di gusto, ma continui tagli in asse del montaggio, residuato della nouvelle vague, se 50 anni più tardi non sono motivati da qualcosa non hanno alcun senso.

Cosa c’è di nuovo in questo dibattere sulla coppia moderna? Non molto, eppure, il finale emoziona tantissimo. Joanna guarda alla finestra, ha lasciato andar via per sempre qualcosa che l’ha sconvolta molto più di quanto credesse. Suo marito fa finalmente ritorno a casa, dopo una notte che cambierà, pare, il loro matrimonio per sempre. E tutto questo è semplicemente espresso nel volto dell’attrice, e in un dettaglio di un paio di scarpe abbandonate sul pavimento. Un guizzo romanzesco ben organizzato, in grado di aprire un tipico dibattito post-film al quale solo i cuori più duri possono sottrarsi.

Curiosità
L’attore Guillame Canet era in concorso a Roma con un altro film da lui diretto, Le petit mouchoirs, un Grande freddo alla francese con Marion Cotillard.

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