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cultura dell'immagine e della parola

I film di Roma 2010
Boardwalk Empire

Boardwalk Empire è l’episodio pilota di una serie televisiva statunitense costata più di 60 millioni di dollari, trasmessa sul canale via cavo HBO dallo scorso settembre e ideata da Terence Winter, il creatore de I Soprano. Ispirato al romanzo Boardwalk Empire: The Birth, High Times, and Corruption of Atlantic City di Nelson Johnson, è diretto da Martin Scorsese, produttore del serial insieme all’attore Mark Wahlberg.

Atlantic City, 1920, Enoch “Nucky” Thompson, ispirato al vero e quasi omonimo boss mafioso, avvia la vendita illegale di alcol dopo l’inizio del Proibizionismo e di un “nuovo mondo” per il crimine organizzato. Qualcosa, però si muove tra le “Gangs of Atlantic City” e l’inquieto Jimmy, pupillo di Nucky, tornato a casa dopo la Grande Guerra, comincia a frequentare un certo Al Capone a inizio “carriera”. Dopo una prima parte descrittiva, estremamente curata nei costumi, nella fotografia e nell’ambientazione, la violenza irrompe sul Boardwalk, il lungomare in legno di Atlantic City splendidamente ricostruito sul set di New York city, e l’idea di cinema di Scorsese esplode di pari passo alla brutalità dei criminali. Le scenografie sontuose includono momenti corali di maniacale simmetria, bizzarri freaks (boxe tra nani, nursery di bambini prematuri e orsi polari imbalsamati), un’inquietante pioggia di palloncini neri ed un naufragio di bottiglie di whiskey sulla spiaggia, come cadaveri di un’epoca che si chiude per sempre.

La regia procede con traiettorie ampie e leggere che sembrano abbracciare ogni angolo e ogni azione che avviene in scena mentre il ritmo “swing” delle sequenze viene interrotto da omicidi montati in serie sulle romanze cantate da Enrico Caruso. A rappresentare sul tappeto rosso di Roma l’ottimo cast di caratteristi, un Michael Pitt in versione vintage-intellettuale. In Boardwalk Empire non può mancare nulla, neanche un mascherino d’epoca che ci traghetta verso il secondo episodio perché, parafrasando una battuta del film, “Non si può essere cineasti a metà”!

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