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cultura dell'immagine e della parola

I film di Roma 2010
GasLand

Era uno degli eventi più attesi, anche se in pochi (perlomeno quelli presenti in sala) lo sapevano, anche grazie al successo ottenuto all’ultimo Sundance Film Festival, dove ha vinto il Premio Speciale della Giuria. GasLand, secondo lavoro del giovane regista americano Josh Fox, è un autentico “caso”, partito proprio da un desiderio di risposta personale dello stesso autore.

Sì, perché il documentario di Fox inizia proprio dalla casa in cui è nato e ha trascorso l’infanzia in Pennsylvania e dove accanto scorre un bellissimo tratto di fiume. Tutto normale in apparenza, se non fosse per i gravi risultati di un procedimento, quanto mai pericoloso ed invasivo, di estrazione del gas sottosuolo. Già, perché così facendo le falde acquifere si inquinano con conseguenze disastrose: non c’è più acqua potabile che esce dai rubinetti delle abitazioni, ma solo un odore insopportabile di rifiuti tossici. Fox decide quindi di capirne di più, telecamera in spalla, inizia il suo viaggio, facendo interviste a decide di famiglie colpite tra Colorado, Utah, Wyoming Texas, documentando le conseguenze di quello che sta iniziando ad accadere anche in Pennsylvania. E la realtà è grottesca quanto drammatica. Interi nuclei abbandonati, che devono rifornirsi di litri di acqua tutte le settimane (raccolti in enormi taniche), ingannati, ai quali sono stati costruiti nei propri giardini o vicino alle proprie abitazioni veri e propri pozzi di trivellazione, con il bestiame e l’agricoltura in ginocchio, ai quali è stata negata anche l’aria da respirare. L’inquinamento è così sconvolgente che l’acqua, sia che esca dal rubinetto, sia che sia in un vicino torrente, al contatto con un accendino prende fuoco. Fox dà spazio alla gente, alle voci non ascoltate, a chi vuole denunciare le compagnie che hanno speculato sulla loro salute e che si sono arricchite alle loro spalle. Le cifre, e le informazioni scientifiche e tecniche, che Fox fornisce sono innumerevoli e precise, il suo stile di ripresa è dinamico, scandito da riprese poetiche di bellissimi paesaggi alternati a scenari più inquietanti e catastrofici con animali morti o ammalati, con persone affette da cancro, e tutto con un linguaggio nuovo (anche grazie alla colonna sonora) talvolta dissacrante, talvolta provocatorio.

Come una Erin Brockovich travestita con occhiali da nerd e cappellino da baseball, Fox prende campioni d’acqua, telefona alle compagnie (ma non riesce mai a parlare con nessuno), fissa interviste, assiste a una seduta del Congresso e intanto continua a far luce e ad indagare. La contaminazione, quella della ricerca di verità e colpevoli, è in atto. Ma è solo l’inizio. Il regista ha il merito di catturare (sull’onda del più famoso Michael Moore) una parte d’America ai margini, dimenticata dalle istituzioni, in parte dai media, alle prese con una sopravvivenza quotidiana, malinconica e di poche speranze. Conduce un lavoro personale di grande spessore con uno stile d’inchiesta innovativo e davvero “suggestivo”. Per quello visto e per l’indagine affrontata, GasLand è sicuramente uno dei documentari favoriti alla nomination ai prossimi Oscar.

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