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cultura dell'immagine e della parola

Festival di Roma 2010
Il ritorno di John Landis

Troppi anni sono passati, meno ne dovranno passare. Dal 1998, anno degli ultimi suoi lungometraggi, peraltro non particolarmente azzeccati (Delitto imperfetto e Blues Brothers – il mito continua), John Landis, considerato ad oggi uno dei registi americani più brillanti e istrionici, si era in un certo senso “ritirato”, concentrandosi maggiormente su un cinema di ricerca ed indipendente. Certo si sono visti negli anni cortometraggi, documentari, produzioni televisive, addirittura un paio di Masters of Horror (uno presentato qualche anno fa in una serata – evento al Festival del Cinema di Torino), ma mancava un ritorno vero, in grande stile, oggi, occasione perfetta per la Festa del Cinema di Roma per rendere omaggio ad uno dei grandi Maestri della commedia, non solo con una lezione – evento, ma soprattutto con l’attesa presentazione del suo nuovo lavoro Burke&Hare. Tratto da una vicenda realmente accaduta nell’Edimburgo del 19esimo secolo e con personaggi esistiti veramente, il film racconta la storia di William Burke (interpretato da Simon Pegg) e William Hare (Andy Serkis) due giovani, che per sbarcare il lunario e guadagnare qualche soldo, si improvvisano assassini, consegnando i corpi presso il centro di medicina legale dove avvengono le autopsie e che paga i cadaveri “freschi” molto bene. Un lavoro che ben presto diventa ancora più fruttuoso anche grazie alla sfida a distanza tra due medici, Tom Wilkinson e Tim Curry, bisognosi di cadaveri in numero sempre maggiore. Tra omicidi “morali” o auto commissionati, amori e amicizie, gag e litigi, questa commedia nera di Landis ha un potere speciale, un sapore di rivincita “spassoso”, mai dimenticato, che lo riporta a degna “vita cinematografica”.

“Tutto è cominciato quando sono andato da una mia amica inglese – dice Landis – e insieme abbiamo parlato di pellicole come Sangue blu o LadyKillers, commedie molto piacevoli, anche per quel sottotono un po’dark. Lei allora mi consigliò di parlare con il produttore Barnaby Thompson, che aveva iniziato alla Ealing Studios, e lui successivamente mi mostrò la sceneggiatura del film, scritta tre anni prima. I protagonisti, Burke e Hare, molto noti in Scozia quanto Jack lo Squartatore a Londra, nello script sembravano davvero i personaggi di un fumetto, persone tremende, mentre la storia, quella vera, fu invece orribile, peggiore di quella che racconto nel film. Sono stato quindi attratto subito da questo racconto tanto da voler realizzarne una commedia “romantica” e rendere affascinanti perfino le autopsie”. Ed è un Landis che si racconta, che ama il 3D, che parla di televisione “ho sempre creduto che la tv fosse buona, ma oggi è uno strumento che permette di fare cose fantastiche che non si potrebbero realizzare al cinema”, di occasioni perdute “il mio rammarico più grande è stato sicuramente Blues Brothers 2000, un pessimo lavoro, non gestito completamente da me ma dagli studios”, che consiglia “ho visto The Social Network ed è un film straordinario” e che scherza con chi gli chiede conto del fatto che in Italia ogni 24 dicembre in televisione si trasmetta Una poltrona per due “no, non lo sapevo. Sono cose che succedono solo nel vostro Paese, in Inghilterra e in Francia e ne sono molto felice! Forse gli italiani vogliono le persone di colore per natale!!”

C’è spazio infine anche al grande John Belushi, di cui si farà presto un biopic, prodotto e probabilmente diretto da Todd Phillips. “Mi dà i brividi pensare che ci potrebbe essere un film su un amico come John – dice ancora Landis – anche per il fatto che ci sarà qualcuno che impersonerà me!”.

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