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Il grande fratello dell’orrore

Il grande fratello dell'orrore

Il caso di Paranormal Activity 2 fa già parlare. E non solo perché, come previsto, è già un miracolo di business cinematografico (costato poco più di 3 milioni di dollari, ne ha già incassati più di 40 nel suo week-end d’esordio) ma perché stavolta (udite udite) è sembrato perfino più commestibile – cinematograficamente parlando – del primo episodio. Fatto che nella storia del cinema (ma soprattutto nella storia del genere horror) è decisamente più che raro.

C’è da dire che non sono poche le discontinuità stilistiche fra i due film. Innanzitutto Oran Peli per questo giro ha lasciato la poltroncina di regista preferendo la scrivania di produttore, e dietro la cinepresa si è piazzato Tod “Kip” Williams, che ritorna a dirigere dopo 6 anni dal suo The Door in the Floor (anonimo thriller del 2004 con Jeff Bridges e Kim Basinger). Questo cambio alla regia che è evidente soprattutto nelle scelte stilistiche di Williams rispetto a quelle di Peli. L’handycam per esempio è usata essenzialmente usata nelle scene iniziali e finali ed è alternata a degli sguardi fissi e totalizzanti, veri e propri campi medi dall’alto dei soffitti della casa “infestata”. Le telecamere di sicurezza installate dalla sociofobica famiglia di turno fungono così quasi come uno specchio dei tempi, come se lo spettatore si trovasse al cinema per seguire un “Grande Fratello” dell’orrore e del paranormale. Un’operazione di moltiplicazione dei “punti di vista” (e dei personaggi) che ricorda quello di un altro sequel: [Rec]2 di Jaume Balagueró. Eppure è in questo approccio al profilmico attraverso una ripresa dall’alto (e una costante e quasi impercettibile inclinatura della cinepresa che aumenta la tridimensionalità delle immagini) che si nota più cura stilistica rispetto al primo episodio, con una profondità di campo e una molteplicità di dettagli nei quali è più facile attirare l’attenzione del pubblico senza spazientirlo troppo nel lento incedere del sempre presente timecode. Non più solo la porta, il letto o la coperta insomma: in Paranormal Activity 2 l’intera visuale è potenzialmente “posseduta,” tutto può reagire con l’occulto. Allo spettatore è data la scelta di soffermarsi su ciò che più teme, può immaginare lo spavento prima ancora di provarlo. E se all’inizio il paranormale si manifesta isolato, altre volte (come la scena ben riuscita nella cucina) si manifesta inavvertitamente “dappertutto”: proprio quando lo spettatore si era abituato a intravederlo in una delimitazione spaziale della messa in scena, ecco che il paranormale diventa avvolgente. Non gli lascia via (vista) di fuga. Altro punto a favore di Paranormal Activity 2 è anche una narrazione che rifugge al “loop in crescendo” del primo episodio. L’estensione della visuale in questo senso diventa parallela all’apertura di nuovi fronti dove il paranormale si manifesta, perfino fuori dalla casa stessa, nella piscina della famiglia, disarticolando ogni “deja vu” del primo Paranormal Activity e avanzando invece sul piano dell’imprevidibilità.

Infine, se è particolarmente originale anche il carattere di “sequel nel prequel” che assume il film (nel buco narrativo di Paranormal Activity 2 si inserisce proprio il suo predecessore) si notano – anche in questo caso – degli impianti sociologici perfino più devastanti di quelli avanzati dal primo episodio. Infatti, ad essere divorati dalla società voyeuristica stavolta non sono malcapitati partners ma gli stessi rapporti famigliari se non addirittura l’amore fraterno che lega due sorelle. Questo Paranormal Activity 2 dunque, pur rimanendo un prodotto di un (limitatissimo) cinema dell’attrazione, sa riacquistare – contro tutti i pronostici – un po’ di credibilità e intelligenza rispetto al suo esordio, dribblando il rischio di assumere quell’inutilità di fondo di molti prequel horror. Che con la terza parte (ormai già annunciata) si materializzerà, oltre che l’invisibile demone, anche un ottimo film?

Curiosità
Sulla rete, sui social network e tra i fan era già da tempo partito un tam tam “virale” aspettando l’uscita del film. Una delle operazioni più rilevanti per i fan di Paranormal Activity 2 è stato il Demand it! sul sito Eventful (gli utenti potevano votare per la proiezione del film nella propria città: le prime due con il più alto numero di richieste avevano diritto all’esclusiva anteprima gratuita). E’ stata la prima campagna virale di questo genere realizzata in Italia per un film.

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