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Effetto B-Notte

Effetto B-Notte

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Bruce Campbell non è un attore qualsiasi. Sebbene non abbia mai vinto un Oscar si è ritagliato un posto nell’olimpo del cinema per la sua partecipazione in molti film di culto del genere horror, grazie al suo mentore Sam Raimi, che gli ha cucito addosso ruoli in ricchi tanto di ironia quanto di sangue artificiale e di arti finti mozzati. Un esercito di cinefili incalliti, con uno spirito un po’ nerd, sognano di possedere magliette, action figure e foto autografate dal loro eroe, mentre discutono tra loro sulla validità delle teorie parascientifiche dei viaggi temporali. Allo sguardo degli “altri”, ma anche degli appassionati di cinema d’autore, potrebbero sembrare dei nerd invasati. In realtà questo popolo muove un’industria miliardaria fatta di gadget e convention. Si tratta ovviamente di una nicchia, nata da un cinema (non sempre) di nicchia di cui, attualmente, Bruce Campbell è il baluardo.

Dotato di grande simpatia e autoironia, l’attore feticcio di Sam Raimi decide di scherzarci su realizzando My Name is Bruce, amorevole parodia di se stesso e del mondo al quale appartiene. Per quella nicchia, infatti, Bruce è Ash, il protagonista di L’armata delle tenebre, uno sfigato come tanti in grado di distruggere i mostri grazie a una sega elettrica impiantata al posto del braccio. Nel film un suo fan adolescente, ovviamente convinto che l’attore e il personaggio coincidano, lo chiama per uccidere il vendicativo spettro Guan-Di. Ma Bruce è convinto di essere su un set e si comporta come una star. L’arte che imita la vita quando imita l’arte. Tra gag, citazioni, canzoni (la ballata di Guan-Di ti entra nella testa) e un Bruce Campbell molesto e fanfarone, il risultato arriva a vette di comicità inaspettate. In pratica una sorta di Effetto notte (François Truffaut, 1973) del cinema di serie B (o Z).

Bruce interpreta se stesso, ma si tratta di un se stesso inesistente, reso plausibile dalla sua filmografia e dalla nostra percezione del mondo dello showbiz. Ed è per questo che, nonostante le intenzioni prettamente comiche, My Name is Bruce rimane un lavoro ben più colto, cinefilo e filosofico, di quanto possa sembrare.

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