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cultura dell'immagine e della parola

Venezia, i film:
Miral

Dopo Basquiat nel 1996 e Prima che sia notte nel 2000 (che gli valse il Gran Premio della Giuria e la Coppa Volpi per Javier Bardem) il regista – artista americano (di origini ebree) Julian Schnabel torna per la terza volta alla Mostra per presentare il suo ultimo lavoro, Miral, presentato oggi in concorso.

La pellicola, tratta dal romanzo della giornalista arabo – israeliana Rula Jebreal, attuale compagna del regista, racconta la storia di una ragazza di Gerusalemme Est, Miral (interpretata da Freida Pinto, star di The Millionaire), che riesce a sopravvivere alle violenze e ai soprusi dell’Intifada grazie all’educazione ricevuta in un orfanotrofio creato da Hind Husseini (Hiam Abbas) e ad un padre, per fortuna mai assente. Un film che attraversa diversi stagioni della Miral – Jebral, bambina impaurita a 7 anni (senza madre), 17enne poi in preda ai primi impulsi amorosi – rivoluzionari. Il conflitto in Medio Oriente (analizzato dal punto di vista palestinese), visto però con uno sguardo tutto al femminile. La donna perno basilare, ma anche vittima sacrificale (coi bambini) di ogni guerra. Le Miral di ieri come quelle di oggi, che ce la fanno a salvarsi, che non riescono a fuggire, che non hanno futuro.

“C’era urgenza di raccontare questa storia dal punto di vista palestinese – racconta il regista – e devo ringraziare Rula per il suo aiuto senza il quale questo film non sarebbe mai stato realizzato. Fare cinema significa anche sentire delle responsabilità nei confronti di chi lavora e di chi vede il film. Sicuramente è il mio film più sentito e personale.” Un film politico, di analisi profonda, ma forse non abbastanza coraggioso. Con un pur ottimo cast, su tutti la Pinto (assente alla Mostra per gravi problemi famigliari) Schnabel non riesce a illuminare come al solito, anche se il tentativo non può non essere ignorato. Non sarà certo uno dei suoi lavori più riusciti, ma potrebbe rientrare, a sorpresa, tra i papabili per un premio importante.

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