hideout

cultura dell'immagine e della parola

Intervista a Lloyd Kaufman – Parte 5

Si conclude la nostra lunga intervista estiva al fondatore della Troma, parlando di Hollywood, musical e… civette.

Vuk Radic: La gente della Comcast vi ride dietro: “Che cos’è la Troma?”

Lloyd Kaufman: Sì, non sanno nemmeno chi siamo, nemmeno ci hanno mai sentito nominare… Sono incappato in qualcuno recentemente, un pezzo grosso pure. Mai sentito parlare della Troma, mai sentito di Toxic Avenger… Ci sono quattro film del Toxic Avenger, una serie animata, c’erano 200 compagnie che facevano gadget, c’è un musical di Broadway (è a New York e Toronto). Come si fa a non sentire parlare di Toxic Avenger? Ralph Nader l’ha pure usato nella sua campagna, il New York Times lo mette nei suoi editoriali. E questo era un tizio di una major, una specie di grosso executive. Quindi, ecco dove siamo. La realtà è che alla fine non esistiamo, siamo in una specie di universo alternativo. Ed è grandioso, sono davvero felice che siate così entusiasti e documentati, mi scalda il cuore. E il fatto che questo museo stia facendo la retrospettiva, è bellissimo, mi fa stare bene.

VR: È la tua ricompensa per essere stato escluso da Hollywood.

LK: Esatto. E comunque ho visto tanti film di successo i cui registi che adesso sono totalmente dimenticati. Se guardi al 1983, quando è uscito Toxic Avenger… Toxie è più o meno una star, è abbastanza famoso… probabilmente è più famoso di molti degli attori che hanno iniziato la loro carriera nel 1983. Quanti sono ancora in giro? Quanti registi che magari avevano un grosso successo nel 1983 fanno ancora film oggi? Probabilmente zero. Chi ha iniziato quell’anno?

VR: La maggior parte dei pezzi grossi, messi insieme, non hanno fatto la metà dei film che hai fatto tu.

LK: Be’, e comunque non durano. Non è colpa loro, è che non continuano, non è come negli anni Trenta, Quarant E Cinquanta. Quella gente aveva carriere lunghissime, adesso quelli che prendono le decisioni sono agenti, avvocati e account… non sono i magnati del cinema. Harvey Weinstein è l’ultimo dei magnati, il suo è un vero studio… lui adora i film.

VR: Ti piace?

LK: Mi piace, ma non lo conosco bene. Non voglio lavorare per lui, è un mostro… ma anche Louis B. Mayer era un mostro, e pure Howard Hawks. Picchiava le sue donne, ma era un genio. Nella mia famiglia è al contrario, sono le donne che mi picchiano. A ogni modo a Weinstein piacciono un sacco i film, è fuor di dubbio che ami il cinema.

Nicola Bozzi: C’è qualche film particolare che hai sempre voluto fare, ma non sei mai riuscito a realizzare per questioni di budget?

LK: È una buona domanda. Sì, mi piacerebbe fare un musical per bene. Come sapete in Poultrygeist ci sono un po’ di ballo e canto, perchè era il mio sogno di una vita, ma mi piacerebbe molto fare un classico. Mi piacerebbe fare Pal Joey, che è un musical di Rodgers ed Hart. Mi piacerebbe farci proprio un bel lavoro, perchè è molto dark, è un’idea molto moderna. Penso sarebbe interessante, e poi la musica è spettacolare. È di Richard Rodgers, e i testi sono brillanti. Ed io penso che oggi funzionerebbe, ma sarebbe costoso e gli eredi di Richard Rodgers non lo permetterebbero mai. Voglio dire, non mi importa più di tanto, però diciamo che se avessi un sogno farei quello, e penso che lo farei un po’ più esplicito, perchè alla fine è tutto incentrato sul sesso e cose così.

VR: Un po’ come hai fatto per Tromeo and Juliet?

LK: Sì… beh, lo terrei più fedele alla forma originale. (Vede un uccello sul balcone fuori dalla sala) Guarda chi è venuto a trovarvi… potrebbe essere lo spirito delle vostre nonne! La settimana scorsa ero in Guatemala. Stavamo in quest’area sperduta, che però (io non lo sapevo, aveva prenotato mia moglie) pare sia un luogo di villeggiatura di proprietà di Francis Ford Coppola. E ci sono solo una ventina di camere, ma stanno su un lago, nella giungla, con le scimmie eccetera. E si mangia lì, perchè non ci sono ristoranti, è in mezzo alla natura selvaggia. E insomma stiamo cenando, e in mezzo al tetto all’improvviso arriva una civetta e si piazza lassù. A quel punto i camerieri guatemaltechi sono tutti “Oh, cos’è, cos’è?” E me lo chiedono a me, perchè sono vecchio. “Cosa significa, cosa significa?”. Pensavano che magari fosse il segno che qualcuno doveva morire, o magari la visita di uno spirito di qualcuno che era morto. Ma chiedevano le parole di saggezza a me, e io non sapevo niente. Però è stato divertente, è stato interessante.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»