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cultura dell'immagine e della parola

Elementare Watson.
O forse no?

Sherlock Holmes nell’immaginario comune è inscindibilmente legato alla sua pipa calabash (la caratteristica pipa ricurva a forma di proboscide), al deerstalker (il cappellino da cacciatore) e alla celeberrima frase “elementare Watson”. Sapere che nessuno tra questi tre elementi caratterizza il protagonista dei 56 racconti e dei 4 romanzi di Conan Doyle dovrebbe farci riflettere su quello che veramente sappiamo del famoso investigatore.

A dicembre 2009 è uscito in Italia l’ultimo film dedicato a Sherlock Holmes, la geniale mente di Baker Street. Dal 1936 a oggi ne sono stati prodotti più di venti (quattordici dei quali interpretati da Basil Rathbone) tra cui anche un lungometraggio cinese recitato in mandarino del 1994 (Shelock Holmes in China Fu er mo si yu zhong guo nu xia, di Wang Chi e Yunzhou Liu). Nonostante un passato così ricco si può dire senza timore che il nuovo Sherlock Holmes diretto da Guy Rithchie e interpretato da Robert Downey Jr. è sicuramente molto diverso dai suoi predecessori e molto lontano dal personaggio austero e saccente con cui spesso viene identificato nell’immaginario comune. Ma come abbiamo già visto con pipa e cappello, non sempre la realtà è ciò che sembra. Infatti per quanto Downey Jr. dia vita a uno Sherlock sicuramente sui generis, neanche quello dei libri era tanto saggio e pacato come credono in molti. Il personaggio descritto da Conan Doyle è un uomo la cui estrema intelligenza sconfina nella sregolatezza e in questo non si discosta molto dal suo alter ego cinematografico. Tanto per intenderci, se lo spettatore si stupisce di vedere lo Sherlock del grande schermo combattere la noia sparando dentro casa, è giusto che sappia che quello letterario, per passare il tempo tra un’investigazione e l’altra, faceva largo consumo di cocaina o di morfina.

La sostanziale differenza tra lo Sherlock Holmes del libro e quello del film è che quest’ultimo ha un’aria scanzonata, leggera, è un eroe moderno, una via di mezzo tra James Bond e Dylan Dog. Il personaggio descritto da Doyle è invece un uomo asettico, legato al metodo scientifico, egocentrico e poco dotato di empatia. Il divertimento che il lettore prova nella lettura delle sue avventure nasce grazie alla presenza del Dottor Watson, paziente assistente e voce narrante delle imprese dell’investigatore. Watson aggiunge alla fredda logica della scienza la propria sensibilità, sia nel racconto degli eventi, sia nella descrizione dell’apparentemente imperturbabile Sherlock Holmes. Nel film il rapporto tra Watson e Sherlock è quasi paritario, anche se Sherlock rimane il genio indiscusso è evidente che si rende conto di avere bisogno di Watson, di essere geloso della sua futura moglie e di avere paura di perderlo, mentre nei libri Sherlock guarda sempre Watson dall’alto in basso, rivolgendosi a lui talvolta con un’ironia cattiva, quasi cinica. Non fosse per Watson che ne comprende e descrive la complessa personalità il famoso investigatore non potrebbe risultare simpatico a nessuno.

Ritchie sfrutta le attuali potenzialità visive del cinema (e non è difficile credere che il sequel verrà prodotto in 3D), gioca con il rallenty e i flashback con un montaggio ad hoc per esemplificare i pensieri del protagonista e si avvale di scene dal vago stampo fumettistico. La chiave moderna con cui è stato rivisitato il film è preponderante, tanto che nonostante i costumi e l’ambientazione ottocenteschi basta distrarsi un secondo per decontestualizzarlo, [img4]privandolo di un reale spazio-tempo. La trama ha spessore ed è convincente e a ben guardare il protagonista, perdendo in serietà, ci guadagna in simpatia. Forse anche a Doyle sarebbe piaciuto più questo personaggio eccentrico e stravagante rispetto al composto e un po’ noioso Sherlock Holmes originale.

Curiosità
Non è vero che il film è stato tratto da una graphic novel, come è stato erroneamente riportato dalla stampa. L’errore è nato dal fatto che il fumettista John Watkiss, sotto richiesta degli sceneggiatori, ha realizzato alcune tavole per rendere il soggetto più appetibile ai produttori.

Sherlock Holmes, romanzi e racconti di Arthur Conan Doyle, 1887-1927
Sherlock Holmes film di Guy Ritchie, 2009

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