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C’è di mezzo il mare

C’è di mezzo il mare

Dall’umano al sovrumano il passo è breve, impercettibile: come un’impronta nella neve che dovrebbe esserci e non c’è. Tra queste due dimensioni che si attraggono e si allontanano, che si sovrappongono e si contraddicono scorre la prosa limpida dell’ultimo romanzo dello svedese John Ajvide Lindqvist, noto ai più per essere l’autore di Let the Right One In, tradotto in Italia come Lasciami entrare e oggetto di una splendida trasposizione cinematografica ad opera di Tomas Alfredson. Lontano dai vampiri del suo primo successo come dagli zombie del secondo libro L’estate dei morti viventi, la terza opera dello Stephen King svedese pubblicata in Italia sempre da Marsilio parla di spiriti e fantasmi: è Il porto degli spiriti, che racconta la storia di un padre alla ricerca disperata della figlia scomparsa nel nulla.

Dopo un breve intro in cui s’introduce il lettore a Domarő, luogo non tracciato sulle carte nautiche, piccola isola a nord di Stoccolma, dove si erge il misterioso faro di Gåvasten, il primo capitolo apre un excursus datato 1984 nella vita del protagonista Anders, poche pagine di grande poesia che tratteggiano la nascita di un amore tra adolescenti. Anni dopo eccone una famiglia in gita, Anders Cecilia e la piccola Maja, felici in una giornata luminosa e serena: ma la gita al faro si trasforma nell’inizio della fine, Maja scompare nel nulla innevato senza lasciare traccia e il caldo universo familiare va in frantumi. Queste sono le premesse di una storia ai limiti dell’incredibile, il racconto del potere oscuro che la natura esercita sull’uomo e della sua imprescindibilità. Il mare dà, il mare prende: è lui l’elemento che domina le vite dei personaggi sulla piccola isola di Domarő, tracciandone lo svolgersi misterioso e liquido, eterno monito della loro precarietà. Anders, molti anni dopo, alcolizzato e solo, torna sull’isola per fare i conti col passato, e comincia a imbattersi in strani eventi: Maja è ancora lì, intrappolata in un limbo invisibile, ostaggio del mare e del legame con la vecchia vita.

Il porto degli spiriti è un’opera forte e delicata al tempo stesso, scritta con una grazia rara, dove uno stile semplice e a tratti rigoroso è in grado di stemperarsi in venature horror di grande impatto, capace di esplorare il mondo sovrannaturale e renderlo reale, favorendo un’identificazione del lettore col protagonista in un’atmosfera surreale e inquietante, e ricca di potere immaginifico. Quasi 500 pagine che valgono senz’altro il finale.

L’autore
John Ajvide Lindqvist (1968) è cresciuto nel quartiere di Blackeberg, nella periferia di Stoccolma. Ha fatto il prestigiatore e il comico, è autore televisivo e di testi teatrali. Di Lindqvist, che nel 2008 ha ricevuto il Premio Selma-Lagerlöf, Marsilio ha pubblicato Lasciami entrare, bestseller in Svezia e successo internazionale, da cui è stato tratto un film di culto con la regia di Tomas Alfredson – e nell’autunno 2010 vedrà la luce un remake in lingua inglese diretto da Matt Reeves – e L’estate dei morti viventi, da cui pure sarà tratto un film.

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