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Anime in gioco

Anime in gioco

È lo strano caso di un film austriaco girato completamente in Italia: i registi, Tizza Covi e Rainer Frimmel, fotografi di professione, scelgono un taglio realista che sottolinea la naturalezza e la sincerità dei sentimenti espressa dai semplici personaggi che hanno scelto come protagonisti della loro storia. La pivellina – così viene chiamata amorevolmente dalla madre putativa la piccola Asia – rappresenta la fragilità della vita umana nella sua forma più pura, un individuo in miniatura in balia degli eventi e delle persone con cui il destino la farà incontrare. Lungo la sua strada, Asia incontra un ambiente a sua volta fragile, nel quale però sono i legami a rendere stabile la sua delicata struttura. La cifra stilistica con camere a mano, ricorda quello dei fratelli Dardenne, ma addolcito da un’umanità differente.

Tizza Covi e Rainer Frimmel raccontano una storia delicata di individui che vivono ai margini della società, ma che sono in grado di mettere in gioco tutto il loro è capace di essere pur di aiutare chi è meno fortunato. La solidarietà diventa un collante che riesce far sopravvivere anche gli ultimi. Il rapporto tra Patrizia e Asia rappresenta l’idillio tra una donna che ha sempre desiderato essere madre e una bambina che è stata rifiutata dalla sua, ed è straziante la sensazione che si prova nella consapevolezza latente per tutto il film che questo rapporto sia necessariamente destinato a una dolorosa conclusione. Di questa certezza sono consapevoli anche tutti i personaggi che ruotano attorno al campo dove viene accolta Asia, c e ciò nonostante la piccola diventa immediatamente una di loro.

Strepitoso e coinvolgente il cast di non attori scelto dai registi, capaci di raccontare un’agrodolce storia di una genitorialità tanto tardiva quanto inattesa. Non c’è retorica nel modo con cui viene rappresentata la trasformazione in figura materna di Patrizia. L’ambiente povero e precario nel quale vive, si rivela ricco di amore e di affetto, una comunione tra giovani e vecchi insieme ai loro animali, parte integrante di questo piccolo mondo fuori dal mondo nel quale non esistono i pregiudizi con cui questi moderni nomadi saltimbanchi sono visti dall’esterno e tutti sono pronti ad aiutare il prossimo. C’è però un profondo distacco dal mondo di Patrizia con quello della realtà di tutti i giorni, tanto che il rischio più grande (di cui il suo compagno Walter non può esimersi di avvertirla più volte) è che la sua solidarietà e la sua accoglienza venga fraintesa da chi li osserva dall’esterno, al punto da poterli accusare di aver sequestrato la piccola. Una distinzione difficile da percepire quando i sentimenti offuscano la ragione.

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