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Una piccola Audrey Hepburn

Una piccola Audrey Hepburn

Reginetta indiscussa della nuova pellicola della danese Lone Scherfig (regista di Italiano per principianti, 2000) e perno animatore di un film che sembra chiuso in una campana di vetro, è la giovane attrice Carey Mulligan, che lega lo spettatore allo schermo col suo fascino adolescenziale acqua e sapone. Per il resto, il film, che narra l’iniziazione al mondo adulto di una sedicenne nell’Inghilterra di transizione degli anni Sessanta, non offre granché, nemmeno a livello attoriale, nonostante le partecipazioni di attori di tutto rispetto come quelle di Emma Thompson, Alfred Molina e Peter Sarsgaard. Uno stile patinato e minimalista regna per tutta la durata del lungometraggio, risultando in una sospensione spazio-temporale all’interno di un una realtà storica evanescente e stilizzata, rappresentata bi-polarmente: da una parte abbiamo, infatti, la famiglia della media borghesia londinese, che ripone nella figlia tutte le speranze di un riscatto sociale – che sia dato dall’istruzione universitaria o da un matrimonio di convenienza poco importa –; dall’altra parte c’è la vita sfrenata e bohémienne di un gruppo di benestanti ladruncoli poco “educated” (istruiti, cioè), ma molto raffinati. I binomi e le contraddizioni non finiscono qui, ma si espandono agli stereotipi dei Teddy Boys, intellettuali impacciati che sfoggiano abiti di stile vittoriano, o della “pupa” arricchita, ma ingenuamente ignorante, qui interpretata da una bella e svampita Rosamund Pike; passano dalla severa e irragionevole direttrice – impersonata dalla Thompson – dell’istituto femminile in cui studia Jenny al padre e alla madre travestiti da genitori severi e intransigenti, ma che una volta tolta la maschera dimostrano la propria ipocrisia e attestano di essere stati, in gioventù, libertini come non si sarebbe mai detto.

Il film analizza con leggerezza il milieu e il moment dell’Inghilterra di quegli anni, con scene di una bigotta vita collegiale affiancate a quelle di una vita “di strada”, alla giornata. Anche l’opposizione città/periferia viene bene espressa sia per quanto riguarda i luoghi, sia per ciò che concerne la mentalità ad essi associata. Parigi, in contrasto con Londra, assume una posizione di tutto rilievo come simbolo di libertà d’espressione e d’azione; una città al di fuori di quello che un inglese medio possa esperire, una città di cui pochi sono degni e del cui soggiorno vantarsi a scuola, con il regalo di boccette di profumo a destra e a manca. Dopo un primo tempo in cui molto si semina, purtroppo i frutti non vengono raccolti e il film perde di consistenza e ritmo proprio quando ci si aspetterebbe un climax, magari anche solo una più netta e ragionata presa di posizione da parte della protagonista. Sembra che Miss Stubbs, la professoressa di lettere, funga da unico punto di riferimento di Jenny e che sia grazie al suo stoico esempio che la ragazzina si ravveda e torni sui suoi passi – ma nessun rapporto di mentoring è approfondito in questo senso. Quello che emerge è piuttosto una scelta libera dalle imposizioni esterne dei genitori e esito di una esperienza concreta di vita.

E, con tutta probabilità, questa parabola sul raggiungimento dell’indipendenza da parte di una giovane donna di quell’epoca – che può dire di avere visto come va il mondo oltre le “barricate” – è ciò che più di tutto preme di comunicare a Hornby e alla Scherfig. Perciò, più che un film di formazione vero e proprio (troppo debole per la mancanza di un mentore e di una prova decisiva) ci troviamo di fronte un resoconto di com’era l’adolescenza negli anni Sessanta, una parentesi che ci dice come la vita della giornalista Lynn Barber, autrice del libro di memorie da cui lo script è tratto, sarebbe potuta essere “se …”. An Education, pur nella sua leggerezza e scorrevolezza, non è, per la serie di motivi elencati, un film adatto a tutti. Piuttosto un film da cineforum, molto teatrale e poco dinamico, che brilla solo grazie al volto della piccola Audrey Hepburn rivisitata da Carey Mulligan.

Curiosità
Carey Mulligan ha vinto il premio di migliore attrice in diversi concorsi: Bafta Film Award; British Independent Film Award; Cfca Award (Chicago Film Critics Association Awards); Nbr Award (National Board of Review, USA); Tfca Award (Toronto Film Critics Association Awards). Si è aggiudicata anche il titolo di Actress of the Year nella sezione Hollywood Breakthrough Award dell’ Hollywood Film Festival. Il film ha vinto, invece, il premio per la fotografia e il premio del pubblico come miglior film al Sundance Film Festival del 2009.

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