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Domande geek sui viaggi nel tempo

Domande geek sui viaggi nel tempo

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I viaggi nel tempo sono uno dei topoi narrativi preferiti da chi scrive fantascienza. Sebbene alcuni scienziati di fama internazionale, come Stephen Hawkins, abbiano ipotizzato modelli di curvatura dello spazio-tempo che, puramente a livello teorico, potrebbero rendere possibile un viaggio verso il passato, il sogno di cavalcare gli anni e i secoli a nostro piacimento rimane uno dei miti più irraggiungibili della fantascienza. In bilico tra il rigore del sillogismo aristotelico e le implicazioni che le tre leggi della robotica comportano nei racconti di Isaac Asimov, l’idea di viaggio nel tempo comporta forti componenti filosofiche nella sua stessa ontologia. Il concetto di paradosso spazio temporale è strettamente connaturato con questa idea narrativa, dai testi più rigorosi fino a quelli che costruiscono una parodia del genere.

Cosa potrebbe succedere se un viaggiatore del tempo dovesse incontrare se stesso nel passato? Perché il viaggiatore del tempo che ha un flirt nel passato finisce sempre con il sedurre la propria madre? Modificando qualcosa nel passato è possibile che l’”io” del presente svanisca nel nulla? O addirittura l’universo collassi in un big bang cosmico (come teorizzava Doc in Ritorno al futuro)? A tutte queste domande (ricorrenti) sul viaggio nel tempo cerca di dare una risposta il film di Gareth Carrivick e ci riesce con un british humor sulla falsariga di quello che tanto successo ha avuto con Simon Pegg e L’alba dei morti dementi (Shawn of the Dead). Fiera del suo status nerd, o meglio geek, la sceneggiatura di Jamie Matheson (un nome suggestivo per gli appassionati di sci-fi) gioca a prendere in giro i molti paradossi che lo spettatore consono a questo genere già conosce, ma sotto punti di vista differenti, inserendo qua e là alcune piccole perle comiche che esaltano la vena di humour del trio protagonista della vicenda.

FAQ About Time Travel ha un solo difetto: per godere al pieno della sua tagliente ironia è necessario che il pubblico conosca, almeno in parte, ciò che ruota attorno all’idea del timetraveler. Un film un po’ geek, insomma, per un pubblico anch’esso un po’ geek. Non a caso Ray è interpretato dal sempre spaesato Chris O’Dowd, star televisiva di The IT Crowd, serie comica ambientata tra lo staff della manutenzione dei computer di una grande azienda londinese.

Curiosità
In una scena del film i tre protagonisti si trovano all’ingresso di un cinema dove i cartelloni mostrano i titoli di tre film, all’apparenza inventati. In realtà non sono certo stati scelti a caso. A Boys Life è il titolo con cui è stato concepito E.T.: l’extra terrestre (1982), Watch The Skies invece è il primo titolo proposto per Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977), infine Paradox era il working title per Ritorno al futuro parte seconda (1989).

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