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Gli amici di Ken Loach

Gli amici di Ken Loach

Noi tutti conosciamo il cinema di Ken Loach: impegnato nel sociale, drammatico e carico di tensione. Allo stesso modo conosciamo lo stile di Eric Cantona: sempre sopra le righe, sentenzioso e ironico. Che gli universi del regista inglese e del calciatore francese si potessero congiungere, pochi realmente lo immaginavano. Invece la passione per il calcio, e per il Manchester United in particolare, è stata in grado di realizzare un piccolo miracolo.

Perché Il mio amico Eric, quasi vent’anni dopo Riff-Raff, torna a mostrare un Ken Loach capace di far sorridere, e al tempo stesso riflettere sui temi a lui più cari, quelli cioè riguardanti le problematiche della classe proletaria inglese. Steve Evets, la cui vera vita meriterebbe un film, e che abbiamo (in pochi) già visto nello struggente Summer, è il volto perfetto per un film di Loach, e pare così naturale in questo ruolo da far pensare che in realtà collabori da anni con il regista inglese. Il mio amico Eric è un piccolo miracolo, perché è l’evoluzione di quel sottostrato ottimista che nel cinema di Loach è sempre stato a un passo dal mostrarsi effettivamente allo spettatore. È difficile definire un film come questo ottimista, pieno com’è di crisi familiari, lavori deprimenti e quartieri infestati dalla criminalità. E invece lo è, anche prima del bellissimo finale, perché racconta una stupenda storia di amicizia maschile che, complici una birra al pub e una trasferta per seguire la squadra amata, permette di andare oltre le difficoltà della vita. E poi c’è Cantona. Un calciatore simbolo di una generazione, che è diventato ancora più icona una volta terminata la carriera sportiva. Si è dato alla recitazione (e alla produzione, anche di questo film), ma è più facile apprezzarlo quando interpreta se stesso (chi non si ricorda la serie di spot per la Nike?) che quando recita la parte di qualcun altro (in I ragazzi del Marais ad esempio). Perché Eric Cantona è di per se stesso un personaggio e in questo senso il suo essere come un angelo caduto dal cielo non è per nulla un azzardo di sceneggiatura. Forse qualcuno si ricorderà questa frase: «Quando i gabbiani seguono il peschereccio è perché pensano che verranno gettate in mare delle sardine». La pronunciò Cantona in una celeberrima conferenza stampa, poi se ne andò. Questo è il suo modo di esprimersi ed è in questo modo che nel film fa ritrovare all’altro Eric, il postino, la coscienza di sé.

Grazie a Il mio amico Eric, Cantona riesce a far sembrare Ken Loach simile a Frank Capra, e non è cosa da poco. E Ken Loach riesce a far diventare una storia che a prima vista può sembrare strampalata una piccola perla di cinema, ed è ancor meno cosa da poco.

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