hideout

cultura dell'immagine e della parola

Torino Film Festival
Bilancio finale

Mentre Torino viene inghiottita dalla nebbia e dal freddo di fine novembre, il TFF chiude i battenti della sua 27 edizione. Ed è tempo di bilanci.
La prima edizione diretta da Gianni Amelio ha retto il confronto con il fantasma morettiano, e oggi se ne libera completamente. L’affluenza del pubblico nelle sale è stata al livello dello scorso anno, nonostante a tutti gli effetti questa edizione sia stata meno visibile su giornali e TV. La discrezione insomma ha pagato, e non si è sentita la mancanza del sensazionalismo mediatico dell’era Moretti.

I film in programma, in concorso e non, hanno confermato la natura ricercata e sperimentale del TFF. Un elenco vastissimo di lungo metraggi, documentari e corti, fra i quali sono emersi veri e propri capolavori, molti dei quali non avranno accesso nelle sale italiane. Quasi tutti i lavori in concorso sono piaciuti a pubblico e critica (a parte qualche eccezione come Santina di Gioberto Pignatelli, vero flop di questa edizione), anche se con la giusta differenza di vedute. Mentre film come La nana, Nord e Medaglia d’onore hanno riscosso più popolarità, altri come La bocca del lupo e Le roi dell’evasion sono stati più difficilmente digeribili, ma non per questo meno amati. In particolare, il premio come miglior film al documentario di Pietro Marcello è stata salutato come la vittoria di una sperimentazione tutta italiana, capace di costruire un nuovo linguaggio cinematografico e narrativo. Probabilmente solo al Festival torinese La bocca del lupo avrebbe potuto vincere il premio più prestigioso, proprio per la natura consolidata di una rassegna che fa emergere un cinema “altro”, senza snobismi o avanguardie di ogni sorta, ma con un approccio nuovo e significativo verso gli autori emergenti.

Anche per questo il punto di forza del TFF sono state le retrospettive. Vere e proprie perle cinematografiche che hanno visto protagonisti tre autori particolarissimi: Refn, Ray e Oshima. Mentre Refn e Ray secondo i dati fatti pervenuti sabato, sono stati i più seguiti (Refn in particolare ha fatto tutto esaurito a quasi tutte le sue proiezioni) la retrospettiva su Oshima, malgrado sia stata indiscutibilmente la più completa rassegna mai stata fatta sul regista giapponese, ha visto un’affluenza molto più scarsa, complice probabilmente la vastità di film in programma che poteva destare timore. Il bilancio è comunque positivo, tanto che Amelio, già sabato mattina, ha promesso che le retrospettive del TFF in futuro rimarranno “autentiche” e “ricercate”, e andranno a ripescare gli autori più nascosti e meno accessibili per il pubblico italiano.

In definitiva , anche senza le passerelle di Venezia, i gossip di Roma o le star di Cannes, si ha la sensazione che quel marchingegno magico ed onirico che noi chiamiamo cinema, passando da qui abbia partorito i suoi sogni migliori. In modo semplice e naturale, senza barriere o confini: lasciandoli attraversare ed amare da chiunque. E scusate se è poco.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»