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Radio in Tv:
da Fiorello a Fm


Data per spacciata con l’avvento della Tv, la radio oggi non è soltanto viva e vegeta, ma è addirittua diventata fonte di spunti creativi per la televisione stessa, sempre in cerca di nuovi format. Grazie anche allo sviluppo della rete e delle webcam, la radio passa sempre più spesso in video, in una sorta di voyeurismo che però, di fatto, sfata la magia delle calde voci “senza volto” dei dj. È cavalcando quest’onda che anche in Italia sono nati format tv che in pratica “spiano” programmi radiofonici preesistenti, come nel caso di Deejay chiama Italia in onda inizialmente sulla defunta AllMusic e ora su Deejay Tv. Mtv cerca di non essere da meno, mandando in onda una selezione tratta da Lo Zoo di 105. Come dimenticare, poi, i pochi ma esilaranti minuti offerti dal Fiorello ripreso in quel di Radio Due? Tutti prodotti televisivamente validi, che però non sembrano aggiungere molto di più al programma originario in versione radiofonica.

Proviamo allora a sintonizzarci altrove. Per esempio su FM, in onda oltremanica all’inizio del 2009 sul canale ITV2. Rispetto all’idea di spiare l’universo delle radio dal buco della serratura, come in una specie di “Grande fratello”, lo scarto qualitativo è ampio. Qui si parla infatti di una serie tv che fonde magistralmente l’esperienza delle sit-com britanniche e l’attenzione alle scene musicali emergenti in un flusso narrativo molto ironico e coinvolgente. FM non è certo passata inosservata, specie al giovane popolo assetato di nuova musica che alimenta la scena indie britannica. La serie ha come set principale proprio un’immaginaria radio indie londinese e usa il mezzo radiofonico in modo totalmente innovativo. Oltre alla serie di gag irresistibili con protagonisti i due conduttori e gli altri personaggi della piccola radio, l’aspetto che la rende unica nel panorama televisivo è infatti il coinvolgimento di veri musicisti della scena rock indipendente. In ogni puntata, il programma presenta infatti guest importanti come The Charlatans, The Wombats e Ladyhawke.

Gli ospiti musicali del Lindsay Carol Show (il programma fittizio al centro delle vicende della serie) non si limitano a comparire in forma di cameo, ma fanno una performance live e addirittura partecipano attivamente alla trama della puntata. A interagire con loro, troviamo il protagonista Lindsay Carol, interpretato magistralmente da Chris O’Dowd, attore irlandese già noto in tv grazie a The IT Crowd, ma anche al cinema. Ha infatti avuto un divertente ruolo in I Love Radio Rock, dove, tanto per cambiare, interpreta un tenero e romantico dj della nota radio pirata. Lindsay, grande appassionato della scena indie inglese, si ritrova dunque a condurre il suo piccolo ma popolare show sulle frequenze di Skin FM, cercando nel frattempo in tutti i modi di sfruttare questa sua posizione ad esempio con le ragazze o spacciandosi per dj nei locali, ma con scarsi risultati. Tanto è goffo e impacciato Lindsay quanto è sbruffone e sicuro di sé Dom Cox, il co-conduttore dello show. Interpretato dall’attore Kevin Bishop, Dom ha un passato come frontman di una inutile boyband degli anni 90 e non ha problemi a compiere azioni spesso irresponsabili e goderecce. A fare da supervisore ai due speaker c’è la producer Jane, interpretata da Nina Sosanya, che in qualche modo cerca di mantenere efficiente il programma, nonostante i due conduttori siano dei combina guai. Completano il cast la centralinista Daisy, il dj ‘rivale’ Topher, il giovane runner Ades e il tecnico Neil, perfettamente inseriti nelle continue gag create dai due protagonisti.
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L’aspetto musicale in FM è comunque centrale, come testimoniato – oltre che dalle band ospitate – anche dalle comparsate di personaggi importanti della scena rock, come Marianne Faithfull. Parliamo di una serie davvero all’avanguardia, quindi, per come affronta una scena solitamente ignorata dalla tv come quella delle piccole radio indie. Ma che forse non ha avuto il successo sperato e meritato. Non è mai stata importata e tradotta in Italia, ad esempio, per quanto sia fortunatamente recuperabile in rete aspettando notizie riguardo un’eventuale seconda stagione. Eppure si tratta di un prodotto seriale ottimamente scritto e interpretato, ennesimo esempio ben riuscito di ‘sit-com’ britannica. Una categoria che, grazie ad un humour irriverente e una sana dose di autoironia regge tranquillamente il confronto con le costose sit-com americane. In attesa di vedere se un giorno anche da noi si riuscirà a creare un prodotto simile in cui televisione, radio e scena musicale coesistano ottimamente, per ora dobbiamo purtroppo accontentarci solo di reality radiofonici e pseudo talent show, autoconvincendoci – ahimé – che la musica in Tv “batta sul 2″.

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