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“Dove altri falliscono, loro riescono”. Sarà poi vero?

“Dove altri falliscono, loro riescono”. Sarà poi vero?

Prendete una celebre serie di personaggi per cui andavate pazzi da bambini e poi dategli giusto un restyling assecondando il gusto dei tempi (ricordate le tute in latex degli X-Men in celluloide?), un nemico che mira a conquistare l’intero globo terracqueo e un pretesto per farli andare in tour da un emisfero all’altro, possibilmente nelle vicinanze di grandi costruzioni architettoniche che inevitabilmente finiranno per deflagrare. Ecco ottenuto Transformers! Ma no, è G.I. Joe: La nascita dei Cobra, trasposizione per il grande schermo di una linea di giocattoli che la Hasbro (ancora tu, dopo le due pellicole sui robottoni dirette da Michael Bay) lanciò nei Sixties per lucidare l’offuscata immagine post-Vietnam dell’esercito e del suo private Joe.

Costato circa 180 milioni di dollari, preceduto da lunghe ricerche di mercato e successivo imponente battage mediatico, ma girato a ritmi record in appena quattordici settimane – forse per rispettare l’uscita simbolica dell’11/09 (tabù oramai sfatato e anzi funzionale al sottile afflato patriottico sotteso alle due ore di film) – il popcorn movie incentrato sulle vicende di questa forza speciale segreta, a metà fra il gruppo di supereroi e i marines iper-tecnologici, non si distacca troppo dai canoni del genere e anzi svolge in maniera poco più che sufficiente il compitino, steccando proprio là dove avrebbe dovuto differenziarsi dalla massa. L’assortito mix di soldati, ognuno con le sue armi speciali, e le speculari controparti al soldo dei cattivoni (Sienna Miller & co.) mancano di carisma, eccezion fatta per il taciturno personaggio del ninja Snake Eyes, non a caso uno dei preferiti dai fan della serie: la trama che porta verso lo scioglimento finale, ampiamente prevedibile ma con un simpatico cliffhanger che prelude ai prossimi sequel, diventa così un pretesto per portare a zonzo tra deserti africani, calotte polari, basi sottomarine e Parigi pronte a veder crollare la bistrattata Tour Eiffel i Nostri e per giustificare continui flashback che fanno luce sul loro passato; quantomeno provando (questo sì, un merito) a dare un minimo di spessore e caratterizzazione psicologica, anche in vista dei seguiti, a quelli che tuttavia restano dei bei modelli in pose militari e mise mimetiche.

In questo susseguirsi di esplosioni, situazioni che vorrebbero essere ironiche, dissertazioni su geopolitica o ingegneria nano-molecolare e ricordi che affiorano dal passato, attraverso i due soldati coinvolti nell’incidente iniziale (Duke e Ripcord) veniamo anche noi ‘arruolati’ tra i Joes e pian piano prende forma quello che essenzialmente è una sorta di lunghissimo antefatto ai film che verranno, ossia la genesi del gruppo terroristico dei Cobra. E alla fine possiamo dire di aver visto rappresentata per l’ennesima volta la dicotomia tra i buoni-buoni e i cattivi-cattivi, con le loro aberrazioni eugenetiche e la tendenza spersonalizzante a diventare infallibili soldati-robot; ma a Sommers fa difetto la forza visiva di Bay e l’unica sequenza davvero riuscita è quella della folle corsa per Parigi a cercare di impedire l’attacco alla Torre, dove non a caso abbonda quella scarica di adrenalina che manca nel resto del film.
A conti fatti, un bel ‘giocattolo’ per i più giovani ma certamente non un prequel all’altezza per un pubblico più maturo che potrebbe non aver voglia di sapere come prosegue la saga. Che poi doveva essere l’obiettivo minimo dell’operazione-riciclo di Sommers: perché un bel (video)gioco, a volte, è bello quando dura poco. Per tutti i fan, invece, un blockbuster di seconda fascia neppure così scadente rispetto alla concorrenza e che quantomeno strapperà all’uscita dalle sale un doveroso: “Yo, Joe!”.

Curiosità
Sommers ha concesso a Brendan Fraser, protagonista della sua Mummia, una breve apparizione (seppur non accreditata) nel film, mentre il personaggio di Snake Eyes è interpretato dall’attore-stuntman Ray Park: vale a dire quel Darth Maul di Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma da cui Sommers copia il duello finale e il fatto che praticamente non apra bocca per tutta la durata del film!

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