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cultura dell'immagine e della parola

Aspetta e spera
Venezia-10 settembre

Adam Bousdoukos, protagonista di Soul KitchenIl mio sarà pure un commento vano, superfluo, più vicino alla polemica che alla cronaca, ma fa sorridere il fatto che proprio oggi Fatih Akin abbia presentato Soul Kitchen, esilarante commedia ambientata in un animato ristorante d’Amburgo, mentre proprio ieri Michele Placido si sfogava platealmente con i giornalisti e metteva in guardia dalle future, troppe, commedie che si faranno in Italia. Ecco, suppongo (e ci spero) che Placido si riferisse alle commedie cazzare, perché dopo aver visto Soul Kitchen ti rendi subito conto che legge meglio la società di qualsiasi grande sogno autobiografico. Suppongo che Placido sostenga le commedie intelligenti, come Soul Kitchen, cariche di ritmo, musica, colori, personaggi originali e gag esilaranti, come Soul Kitchen è capace di mettere in scena. Fatih Akin ha realizzato un film sulla svendita dei valori, dei sentimenti, dei luoghi ed ha saputo mescolare amarezza e comicità in un vortice di musica soul che spinge direttamente lo spettatore verso un cinema, che almeno in Italia, non si vede (e forse l’unico film che si avvicina ad un prodotto simile è stato, con le dovute distanze, Non pensarci di Zanasi).

L’egiziano The Traveller non è andato come speravo, anche se è stata una visione bizzarra e curiosa, impreziosita dalla presenza nell’ultimo atto di Omar Sharif. Ecco Omar Sharif oggi teneva a precisare che si considera una persona che non guarda indietro nel tempo, cioè che non sta tanto a rimuginare sul passato, che non si fa prendere dalla nostalgia e che non continua a dirsi quanto era bello un tempo. Lui vive ogni volta un’esperienza nuova. Non ce l’ho con Placido ma ascoltando Sharif sembrava di assistere alla versione opposta del film di Placido. Stranezze.

L’ultimo film italiano presentato in concorso, La doppia ora di Capotondi a me è piaciuto, ma forse poteva anche stare in qualche sezione collaterale, fuori concorso. Comunque mi è sembrato un film coerente con due ottimi attori come Timi e la Rapporport. E mi pare che tra i quattro film del concorso, forse, Lo spazio bianco di Francesca Comencini sia stato il migliore e La doppia ora gli sia dietro di poco. Per quanto riguarda Baarìa, credo che se avesse detto meno cose ne avrebbe guadagnato e per Il grande sogno, forse, di cose avrebbe dovuto dirne di più.
Mancano ancora due film in concorso, Mr. Nobody di Van Dormael e A Single Man di Tom Ford. E oggi è stato presentato l’ultimo dei quattro film a sorpresa, il filippino Lola di Brillante Mendoza, già premiato quest’anno a Cannes con la miglior regia per Kinatai. Chissà, magari saranno due film folgoranti (l’anno scorso la Mostra si chiuse con lo splendido e vittorioso The Wrestler). Aspetta e spera.

I treni stanno per partire e qui in sala stampa hanno aumentato i divanetti ma tolto le prese per i portatili. Geniali, no? Ah, i fiori si sono ripresi. Ma stasera tocca innaffiarli di nuovo. Un’ultima volta. Nelle cuffie ho End of century dei Blur.

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