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cultura dell'immagine e della parola

Aspetta e spera
Venezia – 6 settembre

Michael Moore presenta a Venezia Capitalism: a Love StoryMi reputo fortunato quando rubo le conversazioni degli altri. Come è accaduto stamattina quando, in fila, ho intercettato una telefonata e mi è entrata nell’orecchio la ricetta inedita di un tale per cucinare la triglia. Ogni tanto è giusto staccarsi dalla routine festivaliera. No? O forse è bello tornare ogni tanto alle cose che contano per davvero, alle cose di casa nostra. Come può essere la triglia, o altre questioni più serie. Sarà che la telefonata della triglia mi è capitata tra il film di Michael Moore, Capitalism: a Love Story, e quello di Claire Denis, White Material, ma la cosa mi ha fatto riflettere abbastanza.

La Mostra proprio oggi, proprio nel giorno in cui celebra la Pixar per la sua creatività e per la sua costante voglia di movimento negli scenari mondiali del cinema e delle nuove strategie e tecniche di intrattenimento e arte, si mette in discussione e sposta la riflessione verso una direzione precisa. La mondialità, le sue contraddizioni, le piaghe dure della quotidianità, i poveri. E tanto il film di Moore, concentrato sulla crisi mondiale e sulle conseguenze del capitalismo, quanto il film della Denis, incentrato sugli effetti del colonialismo in Africa, ma pure South of the Border, il documentario di Oliver Stone presentato fuori concorso, si sono spinti ad analizzare e indagare la contemporaneità. Tutti film politici o sociali, che interpellano direttamente lo spettatore. E mentre guardavo mi chiedevo a quanti interessasse tutto questo. In fondo il cinema resta ancora oggi uno strumento fondamentale per mettere a conoscenza l’uomo dei propri limiti e di ciò che esiste oltre il proprio naso, la propria vita. Il cinema in un Festival credo abbia anche il dovere di mostrarsi come uno strumento per la mondialità. Chavez e Lula nel film di Stone parlano di ottimismo, ma a proposito di cinema, e di quello che gli gravita intorno, ogni tanto, anzi spesso in queste occasioni, soprattutto quando capita di incontrare una certa schiera di giornalisti o presunti tali, addetti del mestiere o presunti tali, mi sembra che le cose più importanti siano quelle più inutili. Mi sbaglierò… Ma almeno parlassero della triglia.

Ok gli zombie francesi di La horde e ok pure il film di Claudio Noce Good Morning Aman con Valerio Mastandrea, tanto per rimanere in tema di quotidianità e problemi di casa nostra. Questa sera c’è curiosità per il film cingalese in concorso Between Two Worlds di Vimukthi Jayasundara. Fuori è pieno di palloncini colorati, il red carpet è invaso dai personaggi Pixar. Meno finti loro di tanti altri qui presenti. Almeno fanno sognare i bambini. E non solo.
Ma se il cinema non si intromettesse nella vita di tutti giorni, a cosa servirebbe? Ok, stop. Troppe menate. Colpa del film di Moore. Aspetto e speri che mi passi (ma tanto non mi passa).

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