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Venezia, i film:
Baarìa

A distanza di 13 anni da L’uomo delle stelle (nel 1995 la pellicola vinse il Gran Premio della giuria) e dalla presentazione del documentario Lo schermo a tre punte, Giuseppe Tornatore (già membro nella giuria presieduta da Peter Weir nel 1991) torna alla Mostra di Venezia, questa volta con il compito di inaugurare ufficialmente la kermesse, onore che per un film italiano non accadeva da ben 20 anni. E quella di Tornatore non è solo l’ennesima fatica cinematografica (150 minuti per due anni di lavoro), economica (più di 24 milioni di euro il costo), o di comparse (più di 35.000), ma è molto, molto di più.

La sua Baarìa (il nome originario di Bagheria) è il luogo simbolo non solo per raccontare il viaggio generazionale di una famiglia siciliana, ma anche per narrare i fatti, i personaggi, le memorie di quasi un secolo di storia italiana. E non è un caso se Tornatore sceglie nuovamente di tornare a raccontare della sua Sicilia, parlando della sua città natale, nella quale ha vissuto fino ai 27 anni. Una città (ricostruita in maniera quasi maniacale in Tunisia) che muta attraversano gli anni: la guerra, la politica, con l’eterno binomio fascismo – comunismo, il lavoro, il cinematografo prima, il cinema dopo. E in questo viaggio nel tempo molti sono gli interpreti che Tornatore ha riunito insieme, un cast di oltre 200 attori tutto particolare, formato da per una buona parte da attori siciliani, che per il progetto si sono resi disponibili anche per piccole parti: da Raoul Bova a Monica Bellucci, da Ficarra e Picone a Beppe Fiorello, da Gabriele Lavia a Giorgio Faletti, da Enrico Lo Verso e Michele Placido, a Leo Gullotta e Vincenzo Salemme, tutti in ruoli ben definiti e compositi, anche se marginali. Ma i veri protagonisti sono i giovani attori Francesco Scianna e Margareth Madè (uno dei due domani dovrebbe ricevere il Premio Biraghi): è della loro storia che si parla, delle loro famiglie, amici, figli, nemici. Attore volitivo lui (molto teatro nel suo curriculum), attrice bellissima lei (ex modella, qui al debutto), sono il collante perfetto per una pellicola maestosa ed intensa, diretta in maniera superba, ma che non è però il capolavoro di Tornatore.

Ci sono delle evocazioni interessanti, degli incroci suggestivi (tra passato e presente), la musica (straordinaria come sempre) del fedele Ennio Morricone (ottavo film insieme), ma forse meno magia rispetto a Nuovo Cinema Paradiso. La scelta comunque di selezionare la pellicola per il concorso principale e per inaugurare il Festival sembra essere riuscita, anche se sarà il pubblico a decretarne il vero successo. Il film, da tutti considerato come uno dei papabili per la vittoria finale, di certo non passerà inosservato alla giuria, che sicuramente lo considererà per un riconoscimento. Certo è che i risultati veri il film li potrà vedere solo dopo Venezia. Quasi scontata potrebbe essere la scelta di candidare la pellicola ai prossimi Oscar.

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