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Misteri della Chiesa

I libri di Dawn Brown dovrebbero essere approcciati con la stessa leggerezza d’animo che si ha nei confronti di un prestigiatore: c’è più gusto a credere nella magia che a ricercare il trucco. Il bravo lettore dovrebbe quindi lasciarsi catturare dal rapido svolgersi degli eventi, dall’intrecciarsi della storia, dal susseguirsi dei colpi di scena e non cercare morbosamente i falsi storici o accanirsi sull’improbabilità di certi fatti. Come molti sanno Angeli e demoni è stato scritto prima del Codice da Vinci, ma la sua fama è arrivata solo dopo quella del fratello minore. Eppure i due libri per molti aspetti si somigliano, cambia infatti la trama, ma la struttura portante resta la stessa: sette segrete che riemergono dal passato, vittime sacrificali, piani di conquista, misteri, enigmi e uno studioso americano di simbologia antica apparentemente inoffensivo che, al fianco di una bella donna, risolve l’intreccio mortale. Inoltre, in entrambi i casi, protagonista di spicco risulta la Chiesa, apparentemente attaccata sia nel Codice da Vinci sia in Angeli e demoni. Ma mentre la disapprovazione dello Stato del Vaticano nei confronti del primo romanzo aveva occupato pagine e pagine di quotidiani (rendendo tra l’altro un gradito servizio pubblicitario al film in uscita), contro Angeli e Demoni non si sono sentite grandi voci di protesta, anche se è stato negato l’accesso per le riprese nella biblioteca vaticana e in alcune chiese, fatto di certo non inaspettato.
La verità è che probabilmente, anche all’interno delle mura vaticane, si sono resi conto che questa volta erano romanzo e film a pubblicizzare la Chiesa. Infatti, nonostante i complotti evocati dalla trama, la millenaria istituzione ne esce integra dal punto di vista morale e valori e rituali vengono illustrati senza accezioni negative, ma anzi esaltati nella loro immutabile rettitudine.

Ron Howard, dopo le critiche ricevute per il Codice da Vinci, aveva promesso un film meno didattico e più d’azione ed è stato di parola, anche se l’eliminazione di alcuni personaggi importanti rende più esile la trama e piuttosto facile la soluzione dell’intreccio.
Roma appare, seppur in modo sfuggevole, per tutta la durata del film. Il tocco d’Italia è ribadito anche dallo spot pubblicitario perpetuo della Lancia Delta che si insinua a ogni pie’ sospinto nella maggior parte delle scene e dal contributo di Pierfrancesco Favino che, unico italiano tra i protagonisti, dà ottima prova di sé.

La discrasia più significativa risulta essere nel punto di vista della narrazione degli eventi: il regista ha preferito non realizzare quelle scene che avrebbero potuto essere di grande impatto visivo, preferendo alla spettacolarità una visione più intima del dramma che sta accadendo all’interno di San Pietro. Dan Brown descrive con perizia di particolari il camerlengo che spalanca le porte del conclave e vi accede seguito addirittura da telecamere, [img4]il suo discorso viene trasmesso in diretta mondiale. I giornalisti sono costantemente presenti nel libro, seguono passo passo ogni svolgimento della trama, tutto viene mandato in onda. Nella versione cinematografica invece c’è molto più segreto, più mistero, gli eventi sono gli stessi, ma accadono di nascosto, il mondo esterno non ne partecipa. Anche la morte del camerlengo, che nel libro viene descritta sul balcone papale, di fronte alla folla in adorazione, nel film accade all’interno delle catacombe. Il tentativo di Howard di rendere più realistica la trama ha purtroppo sacrificato la spettacolarità che impregnava il libro privando il suo film del pathos che caratterizzava il romanzo.

Angeli e demoni, romanzo di Dan Brown, 2000
Angeli e demoni, regia di Ron Howard, 2009

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