hideout

cultura dell'immagine e della parola

Manuale di amicizia maschile

Manuale di amicizia maschile

Lui è dolce, onesto e pieno di attenzioni per la sua partner. Insomma, l’uomo “per bene” che tutte le donne sognano per sé. Lei è la ragazza più felice e serena del mondo, merito della totale comprensione reciproca e di una “quasi” perfetta intesa sessuale, fonte di ricchi aneddoti erotici da fare invidia alle amiche. Alt, ci deve essere un trucco! In effetti, il ragazzo ha solo amiche donne e nessuna vera amicizia maschile. Nulla di problematico, direte. Peccato che i due si debbano sposare e lui ha bisogno di un testimone di nozze. Questo il background del divertente, sensibile e al contempo spudorato, ma non offensivo, film di John Hamburg, già co-sceneggiatore di film comici cult come Ti presento i miei (Meet the Parents, Jay Roach, 2000), Mi presenti i tuoi? (Meet the Fockers, Jay Roach, 2004) e il “magnum” Zoolander (Ben Stiller, 2001).

Sulla scia del filone di cui Apatow e Phillips sono maestri nel coniugare il dolce e l’amaro delle vite degli anti-eroi americani, con le loro debolezze quotidiane e l’approccio bambinesco alla sessualità, il regista offre lo spaccato della vita quotidiana e di coppia di un agente immobiliare sorprendentemente ligio al dovere. E lo fa nella forma ibrida di un bromance, commedia d’amore/amicizia al maschile. Alla comica e timida ricerca di un amico vero, che include l’appuntamento col vecchietto incontrato online fino a quello con l’architetto gay amico di famiglia, pone fine l’incontro con Sidney Fife. L’Everyman di città Peter Klaven ha trovato, finalmente, l’uomo in grado di riequilibrare la sua vita, con l’aggiunta di una buona dose di cameratismo maschile, condito di sana virilità e coraggiosa autostima, portando a compimento il suo “arco di trasformazione”. Chi meglio di due attori, già visti insieme in Molto incinta (Knocked Up, Judd Apatow, 2007), così diversi, sia per fisico che per carattere – il tenero e minuto Rudd e il rude e prestante Segel – potevano rappresentare lo scontro e l’incontro di due mentalità opposte, eppure assimilabili? L’impertinente e audace Segel/Sidney offre, così, al remissivo Rudd/Peter il biglietto di ingresso nel mondo stra-ordinario dell’amicizia maschile, fatta di bevute e discorsi sboccati su sesso e donne, a suon di chitarra (col cameo del gruppo rock canadese dei Rush) e di urlanti esternazioni di libertà e ribellione genuina. Il tranining del protagonista suscita risate compiaciute, ma anche compassione ed empatia – tanti luoghi comuni rappresentano, infatti, per l’irreprensibile Peter vere e proprie scoperte, che si scontrano con il suo innato senso del pudore. Sidney veste, in fin dei conti, i panni di un improbabile mentore, modello ed educatore, che insegna al protagonista a diventare “uomo” e “maschio” (significativa l’attenzione dedicata alla voce di Peter, prima paragonata a quella di “gnomo” o “folletto”) – persona responsabile e intraprendente, ma al contempo amante del rischio e della stravaganza. Il personaggio di Sidney suggerisce, in questo senso, anche l’immagine di un Travelling Angel, colui, che, nella definizione di John Truby porta serenità e completezza in un mondo piatto e chiuso in sé stesso, in placida attesa di chi possa farne esplodere il potenziale. Un personaggio totalmente positivo che, compiuta la sua missione, di norma esce di scena.

Il cast è arricchito da presenze solari, come quella di Rashida Jones, bellissima e dolcissima, di J.K. Simmons e del burbero Jon Favreau, che sentiamo vicini alla nostra vita quotidiana. Il cameo del possente Lou Ferrigno, un “Hulk” ex Machina che pone il sigillo all’evoluzione del protagonista, ci riporta a ricordi del passato. Persino i personaggi secondari, dal fratello gay agli amici di quest’ultimo, fino alle amiche della fidanzata sembrano parte del nostro mondo e la loro schematizzazione non cade mai in uno sterile stereotipo. Tutto il film sembra offrire una Weltanschaung costruttiva, in cui il “sìì te stesso”, senza avere paura delle conseguenze, va a braccetto con un godimento assennato, ma anche giocoso della vita. Hamburg riesce, in definitiva, a rendere non solo godibile, ma anche interessante un concept di per sé inflazionato e difficile da argomentare con intelligenza, dirigendo una commedia che non scade mai nella volgarità e che riesce a bypassare il rischio della scontatezza. Dopo il rodaggio iniziale, infatti, il film ingrana bene, pur con pochi turning points e un climax poco accentuato, e scivola via piacevolmente, con battute buffe e simpatiche, volgari e allusive, ma sempre autentiche e sincere.

Curiosità
J.K. Simmons, che interpreta il ruolo di Oswald, padre di Peter Klaven /Paul Rudd, è maggiore di soli 14 anni rispetto a quest’ultimo.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»