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cultura dell'immagine e della parola

Festival di Locarno ’09
Diario, 14 agosto

Un fotogramma di Akadimia PlatonosCon il programma del 62° Festival del Film di ormai agli sgoccioli è inevitabile stilare i primi bilanci. Che Cinema abbiamo visto? L’impressione generale è quella che lo stato di salute della cinematografia di fiction non sia tanto buono, mentre quello del documentario sia più che ottimo. Abbiamo notato negli ultimi tempi ai Festival, e qui è stato più che evidente, che siamo di fronte ad una grossa crisi espressiva. I registi sembrano più impegnati nel mostrare cosa sanno fare o nel mostrare di avere uno stile, piuttosto che concentrarsi nel raccontare la storia che si svolge sullo schermo, così da rendere difficoltoso l’opera dei selezionatori che si trovano di fronte a opere magnifiche da un punto di vista espressivo, come nel caso del brasiliano Os Famoso e os duendes da morte, ma dalla cui visione risulta difficile intuire quale sia il vero tema al centro del racconto.

Di tutt’altra pasta invece sono i documentari. Storie interessanti, sempre attuali e illuminati, spesso raccontate con sana e genuina ironia piuttosto che con un distaccato e disincantato occhio critico. Filmaker che rischiano in prima persona, che fanno ricerca, che si dedicano a raccontare, a volte piccoli, a volte grandi mondi, permettondoci di indirizzare lo sguardo altrove. Impeccabile tra l’altro il lavoro degli italiani. Molto bello Lo Specchio di David Christensen, regista canadese, ma girato a Viganella in e sostenuto dal Piemonte Film Commission Doc Found, Grandi Speranze di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti su 3 giovani imprenditori rampanti, passando anche da Il Mio Cuore Umano di Costanza Quatriglio su Nada o i due lavori di Roberta Torre su Pasolini che rischiamo di non vedere mai in Italia. Da recuperare anche lo svizzero The Marsdreamers, una delle opere più convincenti viste da queste parti e vincitrice del Premio Boccalino consegnato dalla critica indipendente presente al Festival. Ci auguriamo che i distributori nostrani ci permettano di vedere questi film in sala, il luogo migliore dove goderseli.
Tra i bilanci, però è immancabile il toto-pardo. In sala stampa si stilano classifiche e ci si augurano verdetti. Sul premio del pubblico non ci sono dubbi: il super favorito è (500) Days of Summer che vedremo in Italia a novembre con il titolo di 500 giorni insieme. Per quanto riguarda il concorso, si punta sull’iraniano Frontier Blues, bella e rarefatta storia di personaggi ai margini che vivono al confine tra Iran e Turchia. In pole position anche il canadese La Donation, un ritratto commovente della frontiera verde a nord del paese e dell’eredità di un medico di famiglia nei confronti del suo giovane successore donna, e il giapponese Wakaranai, che narra di un ragazzo alla disperata ricerca di un padre. Negli ultimi due giorni sono arrivate le ultime due sorprese. Il greco Akadimia Platonos (L’Accademia di Platone), tragicomica commedia sull’integrazione multietnica, ha convinto tutti. Soprattutto sembra aver convinto la giuria che qui a Locarno è sempre in sala con il pubblico. La nostra Alba Rohrwacher sembrava irritata e arrabbiata mentre si sedeva sulle poltrone riservate ai giurati. Ma al termine del film greco era sorridente e parlava animatamente con la collega tedesca. Un premio al cast poi sarebbe meritatissimo. Da prendere in considerazione anche l’ultimo film visto in concorso, l’irlandese Nothing Personal di Ursula Antoniak con la splendida Lotte Verbeek e il sempre impeccabile Stephen Rea.
Chi la spunterà? A stasera l’ardua sentenza

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