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cultura dell'immagine e della parola

Festival di Locarno ’09
Diario, 13 agosto

William Friedkin a Locarno per ricevere il Pardo d'OnoreIl Festival volge al termine e si sparano le ultime cartucce. L’altra sera evento attesissimo in Piazza Grande a Locarno: la proiezione di La valle delle ombre, di Mihàly Györik, girato proprio nei pressi di Locarno e dalla lunga vicenda produttiva. Il film è stato ispirato dai racconti di Eraldo Baldini nel quale i protagonisti sono i bambini. La valle delle ombre vorrebbe essere una sorta di gotico rurale, un film di paura a carattere fiabesco, ambientato nelle valli intorno a Locarno. Una produzione travagliata che ha visto succedersi alla scrittura della sceneggiatura dapprima Fausto Brizzi e poi Sandrone Dazieri, a dimostrazione di quanto sia stretto il rapporto tra Canton Ticino e Italia. Purtroppo il film non convince, scivolando spesso nel ridicolo involontario, che ci fa incontrare la diabolica figura del Carognone, un maiale gigante già diventato il tormentone del Festival, tra rimandi hitchockiani e fiabesci che risultano fuori luogo. Dispiace, perchè l’idea di mostrare lo stretto rapporto tra paura e infanzia, sebbene non nuovo, poteva donarci una delle prime grandi produzioni provenienti dalla Svizzera italiana.

Per fortuna i veri pezzi da novanta sono altri e il migliore è sicuramente William Friedkin, arrivato a Locarno per ricevere il Pardo d’Onore. Classe 1935, Friedkin inizia a lavorare per una stazione televisiva di Chicago: “non ero un bravo studente e dopo il liceo risposi a un’inserzione per ragazzi volenterosi che volevano iniziare dal basso. Mi misero al servizio distribuzione posta e dopo pochi anni ero già regista di trasmissioni live”. A differenza di altri autori della sua generazione, come Coppola o Scorsese, il suo nome non è famoso al grande pubblico, ma il suo lavoro artigianale ci ha regalato molto: Il braccio violento della legge, con l’inseguimento in auto più famoso della storia del cinema, Vivere e morire a Los Angeles, uno dei migliori polizieschi di sempre, il censuratissimo Cruising e ovviamente L’esorcista. “La produzione non voleva Ellen Burstyn nel ruolo della madre, avrebbe preferito Audrey Hepburn. Lei aveva accettato ma voleva che girassimo in Italia, dove si era appena trasferita. Lo chiesero allora a Anne Bancroft, che però era al nono mese di gravidanza e a Jane Fonda che rispose che non avrebbe fatto questa stronzata capitalistica.”

L’esorcista rimane ancora oggi uno dei film di maggior successo commerciale della storia del cinema e il più famoso tra i suoi film. Ironicamente fu proprio l’incontro con un prete che lo indusse a pensare al suo primo lavoro da regista. Si trattava del confessore dei detenuti nel braccio della morte di un carcere che gli raccontò la storia di Philip Crump, un ragazzo afroamericano, probabilmente innocente, che stava per essere condannato. Friedkin trovò subito una troupe e realizzò un documentario per la televisione che permise a Crump anche di ricevere la grazia. Una vita spesa per il cinema, che ancora oggi continua tra set cinematografici, televisivi (ha diretto anche due episodi di C.S.I. con il suo attore feticcio William “Grisson” Petersen) e teatri lirici, la sua grande passione. Un meritatissimo Pardo D’Onore, premiazione che sarà accompagnata dalla proiezione in Piazza Grande, lo schermo all’aperto più grande e tecnologico d’Europa, di Vivere e morire a Los Angeles. Un capolavoro da recuperare, un’esperienza da non perdere.

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