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Non tutti i fantasmi vengono per nuocere

Non tutti i fantasmi vengono per nuocere

Che vivessimo in un mondo di vivi sovraffollato di morti, propriamente nelle vesti vedo-non-vedo di fantasmi, non è cosa nuova nella commedia leggera, hollywoodiana e non. Dall’irripetibile Ghost Busters, al romantico Ghost, passando per pellicole meno note ma di grande sensibilità come Fantasmi a Roma di Pietrangeli o ancora l’apprezzabile e leggero 4 fantasmi per un sogno, il cinema ha da sempre preso in giro la fine della vita, facendo proprio il motto “una risata vi seppellirà”. Questa volta ci prova e ci riesce con gioco d’equilibrismo David Koepp che, dopo il poco convincente Echi mortali, in cui le anime bussavano con violenza nel tentativo d’inquietare Kevin Bacon e lo spettatore, e il kinghiano Secret Window, torna dietro la macchina da presa per far parlare le anime in pena, con toni nettamente più blandi e decisamente farseschi.

E’ così che ci ritroviamo nell’Upper East Side di New York, seduti nello studio di Bertram Pincus, dentista e vero campione di misantropia. che vive la vita come eterno slalom dove i paletti sono gli esseri umani. Somatizzando il proprio disprezzo per i viventi Pincus, a seguito di una colonscopia con anestesia totale, dopo sette minuti di morte apparente, non potrà più sottrarsi alla presenza dei morti che, visibili solo a lui, gli renderanno la vita impossibile avanzando assurde e insistenti richieste. Grazie alle performance di Greg Kinnear (Qualcosa è cambiato, Autofocus, Fast Food Nation) e Ricky Gervais (Una notte al museo, Stardust) l’ultima creazione del regista in progress, e sceneggiatore di grandi successi David Koepp (La morte ti fa bella, Jurassic Park, Carlito’s Way, Spiderman, La guerra dei mondi), riesce a intrattenere felicemente lo spettatore attraverso il ritmo swingheggiante di una soft comedy dal piacevole gusto retrò. Echi alla Wilder si mescolano con naturalezza a consonanze romantiche e riflessioni intimiste smorzate dall’atmosfera a base di humour inglese egregiamente impersonato dal britannico faccione di Ricky Gervais.

Il rischio di scadere nella commedia romantica, più romantica che commedia, vengono infatti ampiamente sventati dalla presenza di questo grande caratterista che, affiancato dal non meno mirabile Greg Kinnear nei panni di un fantasma in smoking, riesce a mantenere la temperatura sempre al giusto grado. Se l’originalità non è quindi il punto forte della pellicola del regista del Wisconsin, lo è al contrario l’esatto equilibrio degli ingredienti. Nessun eccesso, ma un amalgama ben misurato di elementi che, in una stagione come questa, caratterizzata dall’imbarazzante assenza di valide proiezioni in sala, ci regala un’ora e quaranta di divertimento senza impegno, accompagnata a una riflessione sul valore del passato e del perdono come sola via per sganciare i fantasmi del passato e vivere il presente con leggerezza e chiara trasparenza.

Curiosità
Nel film è stata utilizzato il brano originale dei Beatles I’m Looking Through You: è la prima volta che un brano originale dei gruppo di Liverpool viene utilizzato per un film che non riguarda il gruppo stesso.

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