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La lotta di uno spirito libero

La lotta di uno spirito libero

“Un uomo può indossare ciò che vuole, resterà sempre un accessorio della donna”. Madame Chanel fu una creativa senza peli sulla lingua, disincantata ma soprattutto coraggiosa nel superare le convenzioni sociali. La sua è stata una lotta per affrancare la donna dalle restrizioni imposte dal maschilismo imperante, mentre liberava il corpo femminile da corsetti e ridicoli barocchismi. La vita di questa eccentrica figura è raccontata in Coco avant Chanel, ispirato alla biografia L’Irregolare di Edmonde Charles-Roux. Il film affronta il periodo giovanile della stilista, quando ancora non era famosa ed era in cerca di un posto nella società. Coco e sua sorella crescono in un orfanotrofio dopo la morte della madre e la partenza del padre. La loro è una vita di stenti in cui l’unica speranza è la generosità dei frequentatori della bettola in cui si esibiscono. La prima ambizione di Chanel è diventare una cantante famosa; tuttavia non ha fortuna e si ritrova a campare solo col lavoro di sarta. Divenuta l’amante di Etienne Balsan, inizia faticosamente a farsi notare per la sua stravaganza: Gabrielle detesta i fronzoli, gli abiti troppo stretti e disegna vestiti rigorosi sul modello di quelli che indossava dalle suore. Le signore che frequentano Balsan considerano un fenomeno da baraccone questa sartina dall’aspetto androgino che si rifiuta di montare a cavallo di lato e annuncia di voler lavorare. La giovane in realtà aspira a ciò che oggi ogni donna desidera per diritto, cioè un uomo innamorato e un lavoro che renda indipendenti.

Anne Fontaine supporta questa visione della vita di Gabrielle, modesta, inquieta e in cerca del grande amore. Tuttavia è solo una delle possibili interpretazioni, poiché la stessa Chanel amava mentire e gli scaffali grondano biografie contraddittorie, rendendo difficile una ricostruzione veritiera del suo passato. Per questo motivo la Tautou ha dichiarato di essersi affidata alla propria intuizione e immaginazione per ricreare la Coco degli esordi. Il film, sceneggiato dallo stesso Charles-Roux, si sviluppa in maniera coerente con l’impostazione della biografia, mostrando una ragazza turbata ma in fin dei conti limpida come l’acqua. Meno gradevole è la lentezza del racconto e la sottolineatura pedante delle idee innovative della stilista, che conferiscono un sapore falso a certi dialoghi. Colei che inventò il tailleur e il little black dress è raffigurata nei suoi tratti più caratteristici: ripete incessantemente che una donna dovrebbe poter respirare nel proprio vestito, scopre e utilizza il jersey nelle proprie creazioni (in verità lo trovò molto più tardi), dice quello che pensa senza filtri di sorta.

Pur avendo idee originali, la modista non è spregiudicata né bugiarda e cita la sua bisessualità solo tramite la battuta: “La pelle è uguale su ogni corpo”. Chanel ebbe molti amanti e una vita movimentata; nel film in maniera surreale si mostra una donna di mezza età che ancora guarda all’amore giovanile come l’unico momento di reale felicità. Di per sé pare una versione edulcorata, ma la regia riesce nell’intento di rendere Coco un personaggio in cui ci si può identificare perché in grado di precorrere i tempi. Audrey Tautou (testimonial di Chanel n°5) è straordinariamente somigliante all’originale, con quel fisico minuto e la bellezza sottotono, mentre la sua interpretazione è matura e adatta al carattere della narrazione. Dopo Il favoloso mondo di Amélie e Una lunga domenica di passioni affronta ancora una volta un personaggio originale, ma meno stravagante e sbarazzino rispetto ai precedenti.

Curiosità
La pellicola è uscita nelle sale in concomitanza con la presentazione a Cannes di Coco Chanel & Igor Stravinsky, che racconta la relazione di Gabrielle con il celebre compositore e prosegue la storia dove Anne Fontaine l’aveva lasciata in sospeso.

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