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Sequel obbligato

Sequel obbligato

Seguito di Una notte al museo, La fuga riprende il filo del film precedente. Il ritmo è serrato, e il film è anche piuttosto divertente in alcuni passaggi, ma offre pochi spunti rispetto al primo capitolo della saga. La parte più convincente sono le caratterizzazioni dei personaggi, vecchi e nuovi: il generale, il faraone, Al Capone, Kermit del Muppet Show, gli Amorini e i simpaticissimi Albert Einstein molleggiati. Già etichettato come blockbuster da botteghino, il film in effetti privilegia effetti speciali e gag, a discapito della trama e di un intreccio più ordinato, che sarebbe stato gradito.

Se il primo capitolo era piuttosto ben fatto e nato da un’idea alquanto particolare, Una notte al museo 2 – La fuga non sembra bilanciarsi sullo stesso equilibrio tra sceneggiatura e realizzazione effettiva e appare – va detto – soprattutto come una bella operazione commerciale. Inoltre, nessuna novità né per la trama che per gli effetti visivi (che rimangono l’unica cosa notevole del film) anima un film lento, caramelloso e poco incisivo e che si può tranquillamente incasellare nel genere delle commediole senza pretese per famiglie. È pur vero che un’opera di questo tipo è difficile da mettere in piedi senza nemmeno una sbavatura; del resto è quello che succede qualche volta anche ai film di animazione e di fantasy. Il finale aperto fa pensare al peggio: un eventuale terzo capitolo, anche se le idee e i possibili sviluppi sono già tutti sfruttati.

Aggiungiamo che, nonostante il doppiaggio italiano sia con buone probabilità il migliore del mondo, l’adattamento di Una notte al museo 2 – La fuga non convince e usa riferimenti poco contestualizzati nel film. Qualche esempio: il generale Custer che si dà 100 colpi di spazzola, Napoleone che, per stile e contenuti, rifà il verso a Berlusconi (ma la politica non era meglio lasciarla fuori?) e Al Capone che si ostinano a far parlare con marcato accento siciliano, quando è arcinoto che fosse americano di origine campana. Perciò, caos, pasticci e avventure si susseguiranno tra effetti speciali di buon livello e gag che sembrano rubate da qualche vecchia slapstick comedy.

Curiosità
Lo Smithsonian Museum esiste davvero. Il Washington Post ha riportato che la produzione, per usarne il nome e garantire che niente sarebbe stato danneggiato, ha sborsato 550.000 dollari all’Istituto.

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