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cultura dell'immagine e della parola

I sequel:
qualità o quantità?

C’era una volta un cinema in cui la regola voleva che il sequel fosse decisamente inferiore al primo film della saga. Pensiamo agli anni Ottanta e a film come Lo squalo 2 (per non parlare del terrificante 4 – La rivincita), La stangata 2, La mosca 2 fino a Staying Alive, che Entertainment Weekly ha definito il peggior seguito della storia del cinema. Insomma, quando si finiva davanti ad Aliens o anche a Ritorno al futuro parte II si poteva gridare al miracolo. Il decennio successivo non è poi migliorato molto. Tre titoli? Matrix Reloaded, Speed 2 e Batman vs Robin. Che ne è rimasto di uno dei film cult del decennio, di un action movie di grande impatto e delle due bellissime pellicole di Tim Burton? Niente, direte voi. Esatto.

Oggi, forse, qualcosa è cambiato. Lo spunto viene dall’uscita in queste settimane di due film come Star Trek e Terminator Salvation. Non intendo dire che siano film migliori degli originali, ma semplicemente che siano stati pensati e realizzati in un altro modo. Questo pensiero nasce da una frase detta da McG, il regista del quarto capitolo della saga iniziata 25 anni fa con Arnold Schwarzenegger: “i sequel sono durissimi da realizzare – ha ammesso durante la conferenza stampa – dopo aver fatto un buon lavoro con i due Charlie’s Angels non avevo certo voglia di dirigere il seguito del lavoro di un altro regista”. A parte i dubbi sull’effettiva qualità del secondo Charlie’s Angels (non che il primo fosse un capolavoro), il fatto sta che McG per farsi venire “voglia” di girare il film, ha dovuto contattare Christopher Nolan per una collaborazione nella sceneggiatura. Si, proprio il regista degli ultimi due film su Batman, che, colui che secondo McG, “ha posto dei nuovi standard per la realizzazione di un sequel”. Qui sta il punto. McG, e prima di lui Nolan hanno ridisegnato la mitologia di una saga. Non è stato scritto il seguito della storia, ma è stato inventato nuovamente il personaggio che ha vissuto quella storia, rendendolo più attuale e avvincente. Così Batman è diventato il cavaliere oscuro, e John Connor ha invertito il suo ruolo rispetto ai film precedenti. I protagonisti sono passati a tre dimensioni, assumendo spessore e fornendo realismo a tutta la narrazione. Il cavaliere oscuro a volte sembra più un dramma psicologico che un action movie, ma ha incassato un miliardo di dollari. Questo perché, per quanto se ne possa dire, la qualità paga, soprattutto se ben accompagnata da valide strategie di marketing.
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Star Trek è un altro esempio di sequel di qualità. La saga, iniziata con la serie tv più di quarant’anni fa, poteva contare già su dieci film e, francamente, aveva già sparato le sue ultime cartucce. J.J. Abrams l’ha però reinventata. Ha ricreato interesse attorno ai personaggi svelando le loro origini e ha fornito quel tocco di realismo che la serie non aveva mai avuto. Ma la conferma ci come il fenomeno dei sequel di qualità sia reale viene da un genere che solitamente è sempre stato il regno dei seguiti da zero stelline: l’horror. Si pensi a come Rob Zombie abbia saputo trasformare il personaggio di Michael Myers in Halloween. In questo modo il nono film della saga è diventato anche quello con il maggior incasso di sempre. E il decimo sta per uscire in America. Certo, non mancano i casi recenti di seguiti inguardabili (qualcuno ha visto Dirty Dancing 2: Havana Nights? Spero di no), ma la strada intrapresa, almeno dalle grandi produzioni, sembra quella giusta. Sperando che altri giovani Christopher Nolan possano crescere.

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