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Pointcorp del reato

Pointcorp del reato

Devo ammettere che mi piace la piega che sta prendendo un certo tipo di cinema: film che badano alla sostanza, al concreto. State of Play è l’ennesimo thriller in cui il giornalista si trasforma sostanzialmente in detective per scoperchiare un intrigo. Nulla di nuovo sotto il sole, insomma. Ma il film di Kevin Macdonald ce lo racconta in modo convincente e avvincente: punta sull’intreccio e sul ritmo. Si comincia con tre morti apparentemente sconnesse, la scoperta di una compagnia chiamata Pointcorp, nata con lo scopo di privatizzare gli apparati militari e di sicurezza nazionale e un affair politico-sentimentale che coinvolge un membro del congresso (Ben Affleck) e una ragazza del suo team di lavoro. Al Washington Globe la storia finisce in mano allo scafato giornalista Call McAffrey (Russel Crowe) e all’emergente blogger Della Frye (Rachel McAdams) che proveranno ad andare a fondo sulla verità.

Ne esce una storia coinvolgente, capace di tenere alta l’attenzione del pubblico senza bisogno di stupirlo con effetti speciali o sconvolgenti colpi di scena. La realtà descritta basta e avanza e così le oltre due ore scorrono via senza che in sala si guardi mai l’orologio. Gli attori convincono: Russell Crowe è una garanzia, Helen Mirren ha un volto scolpito dal tempo che va benissimo per il ruolo di direttore del giornale e la grazia delicata di Rachel McAdams fa da contraltare alla ruvidezza del resto. Non entusiasmante, invece, la prova di Ben Affleck, abbastanza monocorde. La regia di Kevin Macdonald (autore non a caso in passato di documentari) è pulita e senza fronzoli: tutto è funzionale al racconto.

State of Play ricorda per certi aspetti lo Zodiac di David Fincher, soprattutto per quanto riguarda la descrizione del lavoro di giornalista. Se la ricerca irrisolta del serial killer diventava però un’ossessione estesa nel tempo, in questo caso la storia è più contenuta. I due reporter del Globe, molto vicini a figure di investigatori, vivono del fascino romantico del giornalista dentro la notizia, che mette in pericolo la sua stessa vita, che scava nella realtà, che lotta contro gli interessi scandalistici del mercato solo per puntare dritto alla verità. Proiettateli entrambi nelle scuole di giornalismo. Gli studenti vedranno due bei film e, magari, in futuro avremo dei cronisti migliori di quelli di oggi.

Curiosità
Il film è tratto da una mini serie tv della durata di 6 ore, creata da Paul Abbot per la BBC.

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