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cultura dell'immagine e della parola

Voglio vedervi danzare

Voglio vedervi danzare

Anche il sacrificio può compiersi danzando. Ci prova Irena, ci provano i detenuti. È anche il tentativo di Davide Ferrario che con questo film indefinibile (giornali e siti web parlano di “commedia musicale” e forse, per una volta, hanno involontariamente azzeccato) e traboccante di interrogativi cerca di dare un senso umano, oltre che laico, al sacrificio religioso e all’espiazione, quindi anche al luogo privilegiato in cui questo si compie: il carcere.

Tutta colpa di Giuda è un film di ricerca. Lo è nel personaggio di Irena – Ferrario è affezionato alle figure femminili – donna combattente prima ancora che artista, che nel tentativo di svolgere bene il proprio lavoro si trova invischiata nel significato della sua vita e dell’amore. Lo è soprattutto per Ferrario, che pur non volendo girare un film sul carcere – difatti Tutta colpa di Giuda non lo è – non vuole rinunciare al tentativo di restituire almeno i volti e le parole dei detenuti che sono la vera anima del film. Il gioco della finzione si spezza allora con le incursioni delle immagini delle interviste ai detenuti, semplici lampi che non vogliono descrivere la vita dietro le sbarre ma lasciar entrare il volto delle persone nella loro essenza, quando le telecamere si spengono, mentre l’immagine si sgrana esibendo la sua essenza digitale, più modesta rispetto alla pellicola ma capace di aderire come una seconda pelle alla realtà.

In questo impasto eterogeneo la musica agisce come collante, diluendo un intreccio molto classico – un personaggio che per poter arrivare a un obiettivo deve riflettere sui propri principi e abitudini – in un film che perde progressivamente la propria storia e i personaggi per una composizione che si trasforma in danza e ritmo, quasi in videoarte (ma Ferrario abilmente si sottrae a questa definizione prendendo in giro le forme d’arte più intellettuale all’inizio del film) dove il testo delle canzoni, il movimento degli attori sfacciatamente poco grazioso, la scenografia claustrofobica concorrono insieme a creare un significato libero e che non vuole lasciarsi ingabbiare in definizioni. Commedia, musical, film sociale e racconto nel racconto: Tutta colpa di Giuda è tutto questo ed è insieme capace di sottostare a qualsiasi definizione. Un film etereo che cerca di danzare fra gli interrogativi che pone, un balletto di immagini per rappresentare l’insostenibile leggerezza della croce.

Curiosità
Tutta colpa di Giuda è il primo film girato in Italia con una Genesis Panavision, la stessa macchina di Apocalypto e Onora il padre e la madre.

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