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Mikey l’Ariete tra finzioni e apparenze

L’attore Mikey Rourke lacrima da un occhio al Festival di Venezia. Ha una congiuntivite. Regalo dei tempi in cui lo chiamavano El Marielito e s’azzuffava davvero come un bufalo sul ring da boxe. Della vaselina gli entrò sotto la palpebra e da allora il suo sguardo sembra quello di un bambino tenero che sa di non potersi più divertire come prima. Sembra, perché infondo non è così: il suo è solo un pianto in apparenza.

Mikey era una star del cinema negli anni Ottanta, ma era un mito anche fuori dallo schermo. I produttori lo adulavano. Era l’attore sex symbol del momento, bello e dannato. Gli spettatori sapevano che “tirava” al massimo, al di là delle sue interpretazioni cinematografiche, fino all’autodistruzione che arrivò quando a 38 anni si ritrovò quasi morto, come Randy “The Ram” Robinson in The Wrestler, dopo un infarto e un bypass. La finzione del cinema e l’apparenza percepita di una vita smodata stavano combaciando, finché Mikey, dopo alcuni incontri di boxe agli inizi dei detestati anni Novanta, diventò un “pezzo di carne maciullata”, obbligato a fermare la sua corsa verso un finale scontato.

Mikey Rourke è cambiato da allora. Non si era sentito più parlare molto di lui, se non quando interpretò una splendida parte in Sin City, qualche anno fa. Prima di allora Hollywood lo dava per spacciato. Si era fratturato lo zigomo e aveva (ha) il volto tutto ammaccato. Aveva picchiato la moglie ed era finito in galera. Aveva speso 300 mila dollari di psicanalista. Ma la sua fu una morte solo in apparenza.
Nel suo ultimo film, grazie alla fiducia totale del regista Darren Aronosky, Rourke si è preso la sua rivincita, imbattendosi sulla via del ritorno nel vecchio incrocio tra apparenza e finzione. Ma se vent’anni fa era il cinema a ingurgitarsi l’attore, era cioè l’eroe solitario e destinato al tramonto di Rusty il selvaggio che stava per diventare Mikey Rourke, questa volta, al contrario, è Mikey Rourke a prendere le sembianze del protagonista di The Wrestler. Il guerriero, il wrestler, il boxeur, ma soprattutto l’attore ritornano a lottare fino all’estremo, fino a piangere sul palo del ring (e questa volta piangono tutti davvero) per l’amore della sua unica e vera famiglia: il pubblico.

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