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Perché X-Factor è meglio di Sanremo

A Sanremo deve vincere la musica. Ascoltando i talk-show pomeridiani o leggendo le opinioni sui giornali, questa è la frase che viene citata più spesso. Niente da dire, magari fosse così, ma sebbene il Festival di Sanremo sia nato per coniugare le allora redditizie industrie discografiche, floreali e turistiche, mano a mano si è trasformato presto in uno show televisivo. Sanremo è una trasmissione che per anni ha rappresentato una sorta di bolla sospesa nel tempo che permetteva all’Italia tutta di fermarsi per qualche giorno. Si pensi agli anni Sessanta con le presenze di Mina, Celentano, Gigliola Cinguetti o Bobby Solo con l’eyeliner, fino ad arrivare alla formula Pippo Baudo più due vallette, una bruna una bionda. Edizioni che hanno imposto un modo vincente (in senso dell’auditel) di fare televisione.

In quegli anni la TV si era trasformata, era arrivati i canali commerciali e i gusti del pubblico cambiavano. Infatti, delle vecchie edizioni del Festival, quello che ricordiamo sono ospiti e canzoni. Ora invece la memoria storica dello spettatore televisivo si lega maggiormente ai meccanismi di votazione, ai presentatori o ai super ospiti. Ci ricordiamo di più se in un certo anno presentasse Fazio o la Carrà, e meno il vincitore. Questo è normale, proprio perché il Festival è uno show televisivo, che segue le regole dell’intrattenimento e che funziona quando gli autori fanno bene il proprio dovere. Non a caso fanno eccezione le esibizioni più “spettacolari” come quelle di Elio e le storie tese con La Terra dei Cachi e del balletto di Daniele Silvestri in Salirò. Ma chi vinse in quegli anni, ce lo ricordiamo?

Quest’anno, bisogna ammetterlo, Bonolis e i suoi autori, hanno fatto bene i compiti a casa e sono riusciti a dare ritmo e vivacità a una manifestazione che, diciamolo, inizia a dimostrare la sua età. In fondo anche il pubblico di Sanremo sembra essere invecchiato e nonostante gli sforzi apportati negli ultimi anni, i più giovani il Festival sembrano proprio non riuscire ad amarlo. Gli Afterhours sono stati subito eliminati, e anche i Subsonica o Carmen Consoli, in passato, hanno faticato a farsi notare dalle giurie.

Allora come fare? È evidente che portare gli idoli musicali dei più giovani non basta ad avvicinare il pubblico giovane, quindi bisogna cercare la risposta altrove, cioè a quelle trasmissioni che funzionano. In base alle statistiche più accreditate, [img4]sembra che i giovanissimi guardino poco la TV, ma quando lo fanno, cosa guardano? Parlando di musica, ormai, il vero “festival dei giovani”, è X-Factor. Il programma di Raidue riesce, attraverso i suoi tre giudici e alle sue nuove promesse discografiche, a catalizzare l’attenzione, divertire, appassionare, e lo fa grazie a un perfetto lavoro di scrittura, all’uso di un linguaggio intrigante e a un ritmo serrato. Non a caso la cosa migliore del Sanremo di quest’anno è stata la serata delle nuove proposte in coppia con i grandi nomi della musica italiana. Era come se ognuno di loro avesse il proprio Morgan personale che lo sponsorizzasse. È così che si può riportare interesse al Festival, riuscendo a riportare sul palco i grandi autori e mettendo in gara bravi e giovani talenti.

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