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cultura dell'immagine e della parola

Diario dalla Berlinale
8 febbraio

Tilda Swinton, presidente della giuria del Festival di BerlinoL’8 febbraio si apre all’insegna dell’intervista, fatta con altri 5 giornalisti stranieri, con il Presidente di Giuria, l’attrice Tilda Swinton. In una sala molto intima, ci riceve per ben 45 minuti, non male, bombardata di domande da tutti, anche da me!

Parla del suo ruolo qui a Berlino, dopo essere stata in giuria a Venezia e Cannes, essere qui, e come Presidente, è un grande onore. Risponde però a domande anche sui grandi che l’hanno diretta, da Jim Jarmusch, con il quale girerà il prossimo The Limits of Control a Derek Jarman, suo Maestro e che per lui è stata musa ispiratrice. Risponde sull’Italia, quando gli chiedo del suo prossimo film con Luca Guadagnino, Io sono l’amore. “È un grande amico, lo conosco da quasi 20 anni, è forse uno dei cineasti migliori e più creativi con il quale abbia mai lavorato, lo adoro” Sul lavoro con Alba Rohwacher e gli altri attori italiani presenti nel film dice “La tradizione degli attori italiani la conosco da anni, i registi come Fellini e Antonioni mi hanno insegnato molto. Lavorare con attori giovani come Alba o come Edoardo Gabbriellini (“lui è davvero stupefacente”) è stato molto importante. La Swinton parla anche di lei come madre dei suoi due gemelli. “ Sono molto intelligenti, ma hanno visto poco di me, solo Le cronache di Narnia, per il momento le altre cose possono aspettare, sono troppo piccoli. I miei figli mi fanno domande comunque, addirittura sere fare mi hanno chiesto cosa sognano le persone che fanno il cinema. I figli ti chiedono loro i film che vogliono, non sono stupidi”. L’attrice parla anche suo lavoro con Fincher nell’ultimo Il curioso caso di Benjamin Button, “Lavorare con David Fincher e ancora con Brad è stato fantastico”. Difficile riassumere il resto delle risposte, si è spaziato dall’arte alla politica, dalla musica (sarà presente anche in un progetto del musicista inglese Patrick Wolf) alla letteratura. Veramente una donna intelligente ma alla mano. A Venezia per Michael Clayton l’avevo trovata più algida, qui invece è stata un fiume in piena.

Dopo questa bella intervista, comincia il programma delle proiezioni. Mammoth, in concorso, e di cui ha già parlato Sara, stupisce sì, ma per inconsistenza e banalità narrativa. Eccessivo buonismo e pesante scontatezza. Il film è stato finora il più fischiato dai critici. Persa la proiezione stampa di Rage (code e spintoni allucinanti), il pomeriggio è dedicato alla scrittura e ala cambio di hotel (di nuovo). La serata scorre tranquillamente, mentre intanto qualche fiocco di neve comincia a cadere sopra una Berlino, davvero, ma più bella che mai.

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