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La politica, la modernità nei primi piani a confronto

La politica, la modernità nei primi piani a confronto

Due uomini a confronto, due diverse concezioni del potere politico in gioco ma soprattutto la modernità comunicativa dei mass-media e l’antichità della Legge, con i suoi errori umani, i suoi ritardi, la sua inadeguata applicazione dicotomica. La televisione (e il cinema, in esempi come questo) che supera la realtà e la penetra, con l’affilata arma ad alta precisione dei primi piani, facendo venir fuori dubbi e verità con sconvolgenti conseguenze. Tutto questo è “Frost/Nixon” di Ron Howard, uno dei registi statunitensi più tradizionali della nostra epoca, che con questo film ha scelto di andare ben oltre un racconto di una vicenda se pur di per sé appassionante, ma piuttosto di offrire una riflessione ad ampio raggio sui meccanismi della comunicazione, sui giochi di potere, sulle diverse umanità a confronto, tutti elementi fondanti della Storia di un paese moderno.

L’occasione per parlare di tutto questo è la lunghissima intervista che il parvenue del varietà David Frost, il cui talento di conduttore è messo in dubbio da uno stile di vita frivolo, troppo gaudente per esser definito intellettuale, realizza con Richard Nixon, nel tentativo, riuscito, di strappargli l’ammissione di colpa in merito al Watergate e di guadagnare una diversa fama dal suo pubblico (45 milioni di americani rimasero incollati allo schermo). Frank Langella, nei panni dell’ex presidente, conferisce umanità e solitudine al Presidente, nonostante il delirio di onnipotenza di un uomo, che pur di affermare la propria visione del mondo e della politica, ammette i suoi errori non passibili di punizione proprio perchè compiuti dal Presidente degli Stati Uniti. Questa definizione di errore “lecito” in base al singolo individuo è forse l’argomento più scioccante tirato in ballo da Nixon, anche se lo shock che è in grado di suscitare è più o meno forte in base al colore politico individuale (soprattutto in Italia).

Il film, in ogni caso, non nasconde la sua origine teatrale e ricorda un altro film “mediatico-politico” strutturato intorno a due grandi protagonisti, Good Night, and Good Luck (idem, 2005) di George Clooney, superandolo senza dubbio nel ritmo e nella tensione drammatica. Finiscono inevitabilmente in secondo piano gli altri personaggi, come l’equipe di giornalisti agguerriti intorno a Nixon e le controparti femminili dei due protagonisti, nel tentativo accennato e forse trascurabile di raccontare le loro vite al di là del loro mestiere. Perché come nella vita reale per un certo tipo di professioni non c’è spazio per il resto del mondo, in politica, come nel giornalismo e in parte della televisione, conta il qui e ora della parola, capace con tempestivo intervento di distruggere o dare nuova identità ad un’intera esistenza.

Curiosità
Il prossimo 22 febbraio il film sarà alla notte degli Oscar con cinque nomination: miglior film, regia, attore protagonista, sceneggiatura non originale e montaggio. Già candidato ai Golden Globe per miglior film drammatico, attore protagonista, colonna sonora, regia.

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