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La febbre del sabato sera, a Santiago

La febbre del sabato sera, a Santiago

La febbre del sabato sera non è solo un film, è un fenomeno culturale, una fede per centinaia di migliaia di appassionati che della figura di Tony Manero hanno creato un idolo, un’icona. Paradossalmente però Tony Manero non è certo il prototipo dell’eroe ideale. Tony è un ragazzo immaturo, incapace di esprimersi fuori dalla pista da ballo, dove invece dà tutto se stesso. Una pellicola di culto però può diventare anche un simbolo del colonialismo culturale che l’America Latina ha subito dall’egemonia degli Stati Uniti.

Raúl Peralta, un piccolo criminale che vorrebbe essere come Tony, trascorre le sue giornate tra una squallida sala da ballo e il cinematografo dove proiettano continuamente proprio La febbre del sabato sera, film che Raúl ormai conosce a memoria. Fuori dalla sala cinematografica c’è il Cile della dittatura di Augusto Pinochet, la gente vive nel terrore ma il sogno di Raúl è quello di partecipare, e vincere, a un programma televisivo in cui partecipano imitatori dello stile di danza del grande Tony Manero. Raúl ha il sogno adolescenziale di ottenere il successo grazie alle sue doti di ballerino, di salire alle luci della ribalta nel mondo dello spettacolo, illudendosi di poter abbandonare la squallida realtà per trovare le promesse irrealizzabili che solo un film può portare in un mondo così diverso. John Travolta si trasforma in un’icona dell’invasione degli Stati Uniti, che dopo aver superato la fase militare, entra in una metodologia ancor più subdola nella propaganda di valori che esulano dalla cultura di uno stato incapace di ritrovare la propria identità.

Raúl è come Tony Manero, tutt’altro che eroe positivo, un personaggio vile e meschino in cerca di un sogno che sarebbe un’illusione per chiunque altro. Santiago, nel 1978, non è certo San Diego o Los Angeles. Il film proiettato nella sala cinematografica però è come un miraggio del deserto, a cui ci si avvicina ma che è impossibile da toccare con mano. Raúl lo comprende quando decide di rubare la pellicola del suo film preferito, sottraendola dal cinema dove veniva proiettata, ma una volta fuori dal suo elemento, la pellicola che scorre fra le sue dita è come il sogno che si spezza quando ci si sveglia, fuori dalla sala e senza la luce del proiettore la magia del cinema si perde nella drammatica realtà.

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