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cultura dell'immagine e della parola

Noir en blanc – Courmayeur – 1° giorno

Aurelio Grimaldi durante la conferenza stampa per Se sarà luce sarà bellissimoHa compiuto 18 anni, ha un vestito spesso bianco, un’anima nera e una passione per il giallo. È il Noir Film Festival di Courmayeur che quest’anno, per festeggiare la sua maggiore età, si è anche concesso il “lusso” di una nuova e scintillante sede. Il Festival ha da sempre l’obiettivo di far conoscere e promuovere film e libri da brivido. Che siano noir, horror o gialli, l’importante è che ci sia un mistero, un complotto, un omicidio o un’atmosfera noir. Da qualche anno, poi, il Festival ha aggiunto anche nuove passioni: serie tv, documentari, e anche uno spazio dedicato ai bambini.

L’edizione di quest’anno ha come tema principale “la passione per il complotto” declinata in ogni sua forma, dal delitto Kennedy, al caso Moro, da cadaveri ancora vivi a truffe elaborate. L’inaugurazione dello scorso giovedì, ha visto come protagonista il film britannico The Bank Job di Roger Donaldson che racconta di una rapina multimiliardaria avvenuta nel 1971. La seconda giornata ha visto il concorso per accaparrarsi il Leone Nero entrare nel vivo con il canadese Le Piège Americain di Charles Binamé, noiosa ed ennesima ricostruzione del delitto Kennedy, e l’italiano Se sarà luce sarà bellissimo di Aurelio Grimaldi. Dalla storia produttiva complicata e difficile, il film è stato proiettato in una versione non definitiva in dvd, ma meriterebbe ben di più. Grimaldi ricostruisce la storia della prigionia di Aldo Moro seguendo diverse piste: la reazione della polizia, quello che succede nella stanza dei bottoni, ma anche per la strada, nella scuola, nelle carceri e soprattutto all’interno della sinistra. Interessante e disturbante, forse spesso ingenuo, il film non risparmia nessuno ed è facile prevedere una sua difficoltà nella distribuzione.

Nella prima serata, poi, è stato dato il primo responso sul fronte della letteratura: il premio Giorgio Scerbanenco per il miglior libro di noir edito in lingua italiana è andato a Mani Nude di Paola Barbato. Ma il momento più atteso è arrivato a mezzanotte, quando è stato proiettato My Name is Bruce di Bruce Campbell. Evento speciale fuori concorso, il film è una divertente e autoironica rappresentazione del mondo del cinema di serie B, in cui l’attore feticcio di Sam Raimi interpreta “se stesso che interpreta se stesso”. Citazioni, memorabilia e omaggi (magistrale quello in musica a Psycho) che raccontano un’era in declino del cinema americano. Fantastica e grandguignolesca la prima parte, più fiacca la seconda, ma che si riscatta con un finale da non perdere. Il tutto sotto una neve incessante che ha reso la già accogliente atmosfera del Festival ancora più magica.

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