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Elezioni, ed erezioni, americane

Il cinema a luci rosse americano ha più volte trattato il tema elettorale. Il film più importante, in questo senso, rimane Public Affairs (id., Henri Pachard, 1983), uno dei capisaldi della Golden Age. Protagonisti due grandi star dell’epoca: Paul Thomas che, prima di approdare al porno era stato Pietro in Jesus Christ Superstar (id., Norman Jewison, 1973), e una stupenda Annette Haven. Il primo interpreta il ruolo di un corrotto membro del Congresso, impegnato nella campagna elettorale per il Senato, mentre la seconda è una giornalista investigativa che non esiterà a infilarsi nel letto dell’uomo politico per indagare sugli intrighi in cui è coinvolto. Scoprirà che il candidato, tutto casa e famiglia, impegnato in una campagna moralizzatrice contro la pornografia, è in realtà un libertino dedito alle orge con le sue sostenitrici. Verrà smascherato quando, durante una delle tante ammucchiate nel il suo furgone elettorale, dimenticherà acceso l’altoparlante, diffondendo così all’esterno gli strilli e i gemiti tra gli attoniti passanti. E’ evidente che il bersaglio del film era la dura lotta contro la pornografia intrapresa in quegli anni dal presidente Reagan.

Echi di quel classico, anche se senza la sua carica polemica, si trovano in Corruption (id., Eli Cross, 2006), il cui protagonista è un potente senatore repubblicano, eletto in California. Le sue ambizioni alla Casa Bianca verranno minacciate dalla rivalità tra la perversa moglie e la sua schiava sessuale. Nulla a che vedere con l’illustre predecessore: l’esile plot narrativo è solo usato come pretesto per le innumerevoli scene di sesso in un film che dura ben quattro ore.

Ancora un politico repubblicano, la candidata alla vice-presidenza Sarah Palin, è protagonista di un film a luci rosse. Si intitola Nailin’ Paylin e se ne prevede l’uscita a novembre, a ridosso delle elezioni. Prodotto dalla rivista Hustler, si avvale dell’interpretazione dell’attrice veterana Lisa Ann, somigliante alla vera Palin, ma senza rughe e decisamente più prosperosa dell’originale. Già circola in rete il video della scena iniziale che vede la Palin accogliere, a braccia aperte, due russi nella propria residenza in Alaska.
Vengono poi descritte, in un comunicato stampa di Hustler, altre scene, come quella che vede la candidata impegnata in un ménage à trois lesbo con le sosia di Hillary Clinton e Condoleezza Rice, o quella di un flashback in cui il professore creazionista del college spiega a una giovane Palin la sua versione della teoria del Big Bang.

La Palin è oggetto delle fantasie erotiche di molti americani, come dimostra il merchandasing che è sorto in merito, che vede anche una bambola gonfiabile con le fattezze della signora. Ma in questo film non mancano le stoccate polemiche e, del resto, ce lo si poteva aspettare visto che l’editore di Hustler è quel Larry Flynt immortalato dal film Larry Flynt – Oltre lo scandalo (The People vs. Larry Flynt, Milos Forman, 1996).
Le dichiarazioni del suo vice, Jeff Thill, sono in effetti esplicite: «Ovviamente le buffonate della vita reale di Sarah Palin sono molto più divertenti di qualsiasi cosa potessimo inventare. Le sue pubbliche apparizioni sembrano più il trailer di un film dei fratelli Farrelly che una corsa alla Casa Bianca pianificata a tavolino». In fondo, si può aggiungere, si è in tanti ad augurarsi che la Palin venga trombata alle elezioni. Se poi si aggiunge il gusto di vedere la stessa cosa, in questo caso non metaforicamente, nel film…

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