L’ennesima finestra sul cortile
La sinfonia della città alterna i luoghi più noti alle vie più o meno anonime – ma comunque riconoscibili – della città. Perché Parigi è quella città che, una volta vista dall’alto, è riconoscibile da chiunque in qualunque suo punto per le case bianche e i balconi in ferro battuto. All’atmosfera parigina che si respira in ogni istante del film Klapisch aggiunge il tour turistico in tutti i luoghi da cartolina. Ma lo stereotipo non si ferma qui: la carrellata di persone, auto e case che sfrecciano nella città è accompagnata dalle note di Satie, così francese e insieme così adatto a strizzare l’occhio al pubblico medio-intellettuale.
Si tratta dell’ennesima finestra sul cortile, l’occhio che osserva dall’alto le vite intrecciarsi e confondersi. L’occhio privilegiato che ha il tempo di soffermarsi sulle vite degli altri e riflettere automaticamente sulla propria, trarre conclusioni importanti sulla Vita, la Morte, il Senso.
Così le storie che si rincorrono nella città si basano su una scrittura appariscente ma che sostanzialmente non scavano nell’esistenza umana tante volte evocata e di cui si cerca – forse presuntuosamente – un senso. Molti sono i titoli di film fondati sulle vite parallele che vengono alla mente e che Parigi non riesce a eguagliare: non si raggiunge la cattiveria di Haneke, lo spiazzamento di Magnolia, il contesto politico e sociale di A casa nostra. Si ripete il già visto e il già detto: l’atmosfera delle piccole cose, l’inafferrabilità delle persone, gli attimi fuggenti. C’è un retrogusto di Amélie troppo marcato e quasi irritante nella ricerca dell’amore di ogni personaggio, nel gioco quasi machiavellico di distribuire e poi scombinare i tarocchi dei destini.
I personaggi si limitano a seguire i percorsi che sono stati tracciati, non ci sono cambiamenti degni di nota o percorsi significativi. Qui le donne sono sole, gli uomini si ammalano, gli emigranti tentano il viaggio della speranza: un catalogo di storie possibili puntualmente compilato ma mai analizzato, in un tono che volutamente galleggia fra il drammatico e il comico. Sì, perché la vita è fatta di momenti felici e di istanti tristi. Lo abbiamo sentito dire tante volte. E allora, perché farcelo ripetere per altre due ore?
Curiosità
Secondo il regista Cédric Klapisch, il cinema è passeggiare, scoprire dei luoghi, incontrare la gente.
A cura di Fabia Abati
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