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Crisi di coscienza a metà

Crisi di coscienza a metà

Prendete Will Smith (fascino, fisicità, simpatia e carisma) e mettetelo dentro la storia di un supereroe sempre sbronzo, irascibile, trasandato e sboccato che quando si mette a fare qualcosa per gli altri combina più disastri di qualsiasi catastrofe. Aggiungete il tentativo (commerciale) di battere a suon di spettatori alcuni celebri antagonisti e supereroi della stagione estiva 2008 (Iron Man, Indiana Jones, Hulk, Hellboy, Batman), l’ironia (che forse sarebbe meglio chiamare parodia), un colpo di scena spiazzante (che qui non verrà svelato) e il tocco (fondamentale) di due produttori che con Smith avevano già lavorato (Michael Mann in Alì, James Lassiter in Men in Black, Io, Robot, Hitch, La ricerca della felicità, Io sono leggenda, e a breve in Seven Pounds) e otterrete Hancock.

Un film che diverte fin da subito, come vorrebbe fare, e che sorprende per come riesce a deridere il potere effettivo dell’attore Smith (che tutto ciò che tocca tramuta in oro) attraverso il potere sgraziato del personaggio Hancock, mostrando allo spettatore la parte sporca dell’eroe. Tutto funziona per il meglio, il registro corrisponde alle aspettative dello spettatore, considerando pure l’intrusione (dopo pochi minuti) sia di Charlize Theron (sempre più versatile), sia di una testa di uno nel culo di un altro, come Hancock aveva promesso.
Siamo a metà film. Devono succedere ancora un sacco di cose. Ma Hancock, in pratica, prende un taglio diverso, Peter Berg e gli sceneggiatori si dimenticano del buronzo (metà burino e metà stronzo) Hancock e gli fanno vestire i panni del vero supereroe. Hancock, proprio come uno dei tanti (e belli) e già visti supereroi, lotta con la propria e duplice identità, vive il senso di sacrificio, gestisce i suoi poteri, si trasforma, definitivamente, in un eroe con la tuta e animale al seguito. E questo, se da un punto di vista spettacolare paga le attese, da un punto di vista prettamente supereroistico delude. Perché le due parti, quella controllabile e quella incontrollabile, potrebbero pure coesistere nel corpo del supereroe. Ma non in questo modo. Hancock parte con l’intenzione di dissacrare il mito del supereroe cinematografico e finisce prendendo una piega melodrammatica che stona col contesto creato. L’impressione è che, una volta aggiustato il tiro, il film voglia conquistare più gusti possibili.

E il colpo di scena, piuttosto spiazzante e divertente, che aggiunge anche sapore all’intero film, ne è la conferma: Hancock è un tentativo curioso che non ha saputo giocare al meglio tutte le proprie carte.

Curiosità
Il regista Peter Berg ha recitato in diversi film tra cui Collateral di Michael Mann, Leoni per agnelli di Redford e Smokin’ Aces di Joe Carnahan. Vince Gilligan è stato uno degli sceneggiatori della serie X-Files.

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