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cultura dell'immagine e della parola

Il sogno di
Carlino

Da qualche tempo, sulle onde delle frequenze televisive, naviga un personaggio oscuro che, con il passare dei giorni, ci ha sempre più abituati alla sua “ingombrante presenza”. Prima in sordina, poi sempre più frequentemente, i suoi spot sono passati per tutta la stagione estiva sulle reti Mediaset e adesso sono visibili anche su internet.

Lui si chiama Roberto Carlino. Di per sé nulla di speciale. Un nuovo imprenditore che, in preda alle solite manie di protagonismo dei capitani d’azienda, si propone al pubblico in prima persona, con l’intenzione di veicolare un messaggio di stabilità e sicurezza.

La costruzione del commercial risulta elementare: inquadratura fissa a mezzo busto, un numero verde in sovrimpressione e una chiusura efficace. “Immobildream non vende sogni, ma solide realtà”. L’effetto del claim, però, svanisce presto se ci si sofferma a pensare all’intrinseca contraddizione espressa da tali parole. Se il nome stesso dell’azienda, infatti, suggerisce l’immagine di un “immobile dei sogni”, Carlino frena subito le romantiche speranze e compie una veloce virata verso una più sicura idea di solidità e affidabilità che con l’onirico ha poco a che spartire.

Certo, tale comportamento nasce con l’intenzione di dare un chiaro segnale di distacco rispetto alla grave crisi del mercato immobiliare. Ecco che la realtà di Carlino si presenta dunque come un faro nella notte, una luce che può illuminare il cammino verso l’acquisto di un rifugio dal resto del mondo.

Da uno studio più attento dell’azienda e dei suoi supporti mediali, si comincia a conoscere di più l’imprenditore romano e, soprattutto, il suo target di riferimento. Il rapporto privilegiato che l’impresa instaura con i propri interlocutori sembra essere quello telefonico, considerando quante poche siano le agenzie Immobildream sul territorio nazionale e come manchi un supporto internet adeguato. Il sito istituzionale infatti appare spoglio, corredato solo da qualche link, spesso inattivo, e da un motore di ricerca alquanto lacunoso. Il pubblico a cui Carlino parla sembra dunque non essere avvezzo alla tecnologia.

Alla luce di tale analisi si può dire di non aver notato nulla di troppo strano. Perché, allora, permane un malcelato senso di disappunto e quasi di inquietudine? Roberto Carlino sembra, in qualche modo, riattivare qualche tasto del cervello che non era stato toccato da un po’, un filo sottile lo lega a un’immagine già sedimentata nella coscienza e nei ricordi.

26 gennaio 1994. La stessa inquadratura. La stessa libreria con alle spalle foto di famiglia (a dir la verità dietro Carlino c’è anche un’immagine del Papa che stringe le mani ai fedeli). La stessa testa con “accenno” di calvizie e lo stesso fondotinta pesante: Silvio.

L’ispirazione non può essere casuale. L’imprenditore romano ha costruito il suo messaggio sulla base di un format preciso, quello ideato e proposto al pubblico italiano ben 14 anni fa dal nostro attuale Presidente del Consiglio. Questo nuovo signor Aiazzone, rinfrancato dall’esempio del buon Silvio e da tutti i suoi cloni, è così approdato in tv, e sembra aver preso a martellare con gusto, così come gli hanno insegnato i suoi predecessori.

Berlusconi pare aver decisamente convinto gli elettori, vedremo se i consumatori premieranno anche Carlino.

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