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cultura dell'immagine e della parola

Venezia. Sembra ieri
29 agosto

Una scena del film di Takeshi KitanoOggi non è ancora iniziato ma già si sente nell’aria la presenza di un grande sceneggiatore (Guillermo Arriaga, che qui presenta il suo esordio alla regia, The Burning Plain) e di una bellissima e brava come Charlize Theron. Oggi si pensa ancora a ieri e a certe assurdità viste e sentite, dentro e fuori le sale (in un evento come questo, le conferenze stampa offrono sempre gustosi siparietti) e si pensa ancora un po’ al film di Takeshi Kitano, Achille e la tartaruga, al viaggio interiore dell’artista che lotta costantemente con realtà e finzione. Luccicano ancora gli occhi per due visioni speciali, PA-RA-DA di Pontecorvo (che sembra di continuo chiedere e chiedersi quale sia il confine tra realtà e incubo) e La rabbia di Pasolini, progetto ideale realizzato da Bertolucci, con materiale recuperato dalla Cineteca di Bologna, che ha voluto selezionare e montare nuove sequenze al film incompiuto di Pasolini. Oggi si attende, si cerca, si spera. Anche se ieri è andata bene o, soprattutto, se è andata male.

Chi sale e chi scende

Up
Uno. Alcune sequenze del film Achille e la tartaruga di Takeshi Kitano (ancora una volta senza distribuzione italiana, come per i precedenti), rimarranno impresse negli occhi di tutti. Come dimenticare la serie di bizzarri, paradossali e catastrofici esempi di action painting provati e riprovati in tutto il film? Come si potrebbe resettare il proprio sguardo di fronte a certi colori, così vivi, così accesi? Kitano conclude dignitosamente la sua personale trilogia sulla crisi dell’artista confenzionando un prodotto che sicuramente non sarà perfetto ma che straborda di originalità e sincerità, tenerezza e cinismo.
Due. L’incipit di Inju, di Barbet Schroeder. Metacinema con inganno.
Tre. L’operazione La rabbia di Pasolini. Ambizioso e coraggioso progetto che esprime con forza la passione comunicativa di Pasolini. Un esempio emozionante di fusione tra parola e immagine che commuove, coinvolge, fa urlare.

Down
Uno. Il livello medio di certe conferenze stampa corrisponde al livello medio delle persone che vi partecipano e che parlano. Molto basso. A questo punto penso a mia madre che dice sempre: “Un bel tacer, non fu mai scritto”.

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