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cultura dell'immagine e della parola

Venezia. Sembra ieri
28 agosto

Sembra ieri

Oggi Venezia cambia look, perché il Lido è sempre lo stesso, perché ieri abbiamo letto che oggi qualcuno posa il primo mattone del prossimo e nuovissimo Palazzo del cinema. Oggi arriva il film di Kitano, ma ieri c’è stato quello dei Coen, con Pitt e Clooney, la Swinton e soprattutto Frances McDormand. Oggi si cerca di non cadere nel tranello del passato, nel labirinto del confronto. Un gioco al massacro, forse, per chiunque. Da chi gioca a fare il critico a chi critica sé stesso. E, in fondo, un poco la Mostra questo lo insegna: il cinema ha tanti volti, qualcuno più espressivo di altri. Perché ieri c’era la sigla col leone, oggi, invece, c’è quella nuova, soprattutto diversa, con L’Arroseur arrosé dei Lumière. Oggi i leoni bucano solo lo schermo ideale della scenografia progettata da Dante Ferretti. Ieri è cominciata la Mostra. Oggi continua. Né meglio né peggio, diversamente e, certamente, con nuove sorprese.

Chi sale e chi scende

Up
Uno. Non è scontato, perché il film non è così demenziale come si vuol far credere, ma i fratelli Coen con Burn after reading sono le prime note liete di questa 65° edizione di Venezia. Un film che fa leva soprattutto sugli attori, sulla bravura di Clooney e Pitt, il primo paranoico e volgare latin lover, il secondo beota dal cuore impavido. La doccia di prestazioni super è confermata da Frances McDormand, presa in giro di sé stessa ma pure icona di un certo messaggio sull’apparenza che straripa per tutto il film. Un gioco ad incastri e rimbalzi comici, fatto di incomprensioni, tradimenti e fallimenti dove permane la costante fragilità delle persone, delle relazioni, del vuoto, dell’assurdo e delle nuove (o vecchie) volgarità. Da non prendere troppo sul ridere.
Due. Tra i pochi film che hanno già una distribuzione, PA-RA-DA di Marco Pontecorvo è la prima sorpresa. Una storia di clown asciutta e non patetica. Basta poco.
Tre. In giuria con Landis e Wenders si farà soprattutto sentire, certo, ma quanto è bella Valeria Golino.

Down
Uno. L’atmosfera è fredda nonostante il sole caldo. Qualche cosuccia da sistemare qua e là e qualche spostamento da rendere noto anche agli spettatori che altrimenti si perdono nel caos.
Due. Il primo film in concorso è il tedesco Jerichow di Christian Petzold, messosi in luce al Festival di Berlino con Jella. Un triangolo disperato che possiede uno spunto interessante (le storie dei tre personaggi nascondono misteri inquietanti e ruotano tutte intorno al possesso di denaro) ma che perde di lucidità e sobrietà rapidamente virando in un tragico finale piuttosto scontato. Insomma, un inizio di concorso poco entusiasmante.

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