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Domani è un altro giorno

Domani è un altro giorno

From Dawn…
In principio, era Escape from New York. Correva l’anno 1981, e John Carpenter firmava una delle pellicole più significative della carriera che ha intrapreso fino ad oggi, per molti il suo capolavoro. Venne poi la saga di Mad Max, l’eroe della strada, che aprì le porte alle Armate delle tenebre e ai Signori degli anelli: Jena Plissken, Max, Ash, Aragorn sono i volti di eroi in cui il pubblico delle sale di tutto il mondo si è identificato, soffrendo e risalendo la china, ridendo e godendo, passando dai peggiori degli inferni per giungere ad una soffertissima, sudatissima vittoria. Parafrasando un nostro famoso cantautore, si può pensare a loro come ad una sorta di squadra di mediani che dopo una vita si prende una sonora rivincita. La più sonora possibile. Neil Marshall, probabilmente, è stato – e di sicuro è ancora – uno di quei fan che restano con il fiato sospeso di fronte alla beffarda smorfia del personaggio che ha reso celebre Kurt Russell, e così come tutti i mediani del cinema, ha pensato bene, una volta raggiunto un certo status – pur se da outsider – e soprattutto l’agognata produzione Usa, di omaggiare tutte le pellicole che, nel corso della vita, hanno di certo avuto grande merito nel suo sviluppo visivo e artistico.
E così, in barba a tutte le convenzioni e a chi, come il sottoscritto, aspettava una nuova pugnalata al cuore in stile The Descent – Discesa nelle tenebre, Neil ha deciso di prendere la macchina da presa e divertirsi, tornando – e lasciando tornare – un adolescente senza pretese, capace di mescolare nella stessa manciata di minuti il cappa e spada medievale con il punk post atomico: una sorta di Long Island su pellicola che sia servito, o richiesto, per l’appunto, come il famoso cocktail, principalmente per “uscire dal seminato” senza badare troppo al gusto.
Dunque, senza pensieri e pretese, sedetevi comodi, senza aspettarvi spiegazioni, con una bella bibita ghiacciata e tanta voglia d’intrattenimento, e godetevi tutta l’adrenalina che potete.
Di certo non resterete delusi.

… To Dusk
Eppure, tutte le medaglie hanno il loro lato oscuro della forza, e Doomsday non è da meno. Così come per il Tarantino killbilliano, o ancor più per il suo Death Proof, il dubbio che tutto, in quest’ultima fatica di Marshall, sia poco più che un vuoto, sconclusionato esercizio di stile, sorge. Certo è legittimo, per un regista, volersi confrontare con temi leggeri quanto drammatici, ma quando, di fronte a un grande talento, si assiste ad un passaggio che porta a involuzioni di grande stile ed effetto come questo, il lato critico del cinefilo fatica a tacere una certa delusione, se non altro di fronte al tradimento del regista. Tentare di scoprire Doomsday cercandovi altro che non sia mero, becero chiasso da popcorn movie significherebbe, in qualche modo, vedere Snake Plissken passare dalla parte di chi l’ha assoldato, o Max arrendersi, Ash ricordarsi le formule a memoria, Aragorn passare dalla parte di Mordor. Forse, il problema vero di pellicole come questa sta nel fatto che il buon Neil Marshall, come il signor Tarantino, non è affatto un mediano, ma quel centravanti un po’ spocchioso capace di non presentarsi in campo per ottantanove minuti e segnare al novantesimo. Peccato che la maggior parte del suo pubblico, sia dietro, ad aspettare dopo tanta attesa e fatica, il suo miracolo.
Chi si predica artista è pessimo, ma ancor più chi gioca a non esserlo nascondendo il proprio indubbio talento. Questo “Doomsday” è tramontato, Neil, come la luce sulla Terra di Escape from Los Angeles. Lascia andare. Ricorda Snake, e quel suo “benvenuti nel regno della razza umana”.
Per questa volta è andata com’è andata. Domani è un altro giorno.

Curiosità
I due fucilieri della squadra capeggiata dalla protagonista Eden sono risultato dell’omaggio di Marshall ai registi della trilogia di Mad Max e del dittico delle fughe di Plissken: rispondono, infatti, ai nomi di Miller e Carpenter. Alexander Siddig, fra i protagonisti della pellicola, è, in realtà, nipote di Malcolm McDowell, indimenticato protagonista del capolavoro kubrickiano Arancia meccanica (A Clockwork Orange, Stanley Kubrick, 1971).

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