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Ambiental Horror

Ambiental Horror

La rete stradale veneta conta circa 53.000 km di asfalto. Nell’arco di 40 anni il Veneto ha perduto il 20% della superficie agricola totale. Nel ’97 il traffico totale della regione era pari a 247 milioni di tonnellate, il 20% dell’intero traffico nazionale. Sulla tangenziale di Mestre, nel decennio ’92/’02, il traffico dei veicoli è incrementato del 42%. A oggi il numero di veicoli circolanti sulla tangenziale di Mestre è di circa 155mila al giorno, traffico diventato insopportabile per la tangenziale stessa. Soluzione a questo problema è il Passante di Mestre, grande opera infrastrutturale richiesta a gran voce dalle categorie economiche, il cui tracciato attraversa ampie zone rurali. La lunghezza della nuova autostrada sarà di circa 32 km.
Numeri alla mano il titolo di questo piccolo film indipendente si riempie di sfaccettature e riflessi che aprono a un mondo. In crisi. Una crisi portata alla nostra attenzione ormai da qualche decennio, con i moniti ambientalisti contro la brutalizzazione del paesaggio e della natura. Così 32 si rivela un film di denuncia politica di fronte allo scempio perpetrato contro le zone rurali del Veneto. Michele Pastrello, giovane regista veneziano, ha racchiuso in questo lavoro tutta l’angoscia per la situazione della propria terra natale, ma va da sé che un tale scempio si consumi quotidianamente contro il mondo intero. È madre natura che viene assassinata giorno dopo giorno.

Immediato quindi il riconoscimento della protagonista, Eleonora Bolla (peraltro encomiabile la sua interpretazione alla prima apparizione di fronte a una telecamera), quale personificazione della dea terra, o addirittura il rimando mitologico al ratto di Proserpina, rapita e stuprata da un losco affarista (Enrico Cazzaro), che incarna il signore degli inferi. La simbologia è a dirla tutta abbastanza elementare, ma l’importante è avere qualcuno che ci porti davanti agli occhi una verità scomoda che, seppure evidente, spesso viene dimenticata o, peggio ancora, dalla quale volutamente distogliamo lo sguardo. Da queste immagini gli occhi non si staccano. Laddove le parole raggiungono i limiti della retorica per spiegare la condizioni del pianeta in cui viviamo, le immagini proposte da Pastrello catturano grazie ad una forte stretta analogica e ad una bellezza indubbia. Già, perché, per prima cosa, questo film è bello da vedere. Il regista veneto, coadiuvato dalla formidabile fotografia di Mirco Sgarzi, sfrutta appieno tutte le potenzialità offertegli dal formato digitale. La crudezza delle scene di inseguimento e di stupro, riprese in esterni con camera a mano, è ammorbidita da effetti cromatici particolari e un sapiente uso della messa a fuoco, mentre le sinuose carrellate in interni non fanno che sottolineare la crescente tensione della ragazza che si sente braccata dall’indomito aguzzino.

L’immaginario del regista strizza l’occhio a certi action-horror politici dei b-movies americani degli anni Settanta e ai nuovi maestri dell’horror giapponese. In alcuni casi può ricordare addirittura Lynch. Certo la prova non è priva di difetti (specie nell’eccesso di inquadrature laterali e nell’uso a volte ossessivo del ralenti), ma Pastrello resta uno dei registi più interessanti del panorama underground italiano e questo film dimostra come una produzione very low budget possa aspirare a solcare le orme del cinema. È in questa direzione che Pastrello ha mosso i primi passi, e c’è da credere che non si fermerà certo al chilometro 32.

Curiosità
Il tema musicale principale che accompagna il film è stato composto dallo stesso regista, mentre il resto della colonna sonora è dei God Is An Astronaut.

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