hideout

cultura dell'immagine e della parola

The Baby
Morgan

Canzone: The Baby
Artista: Morgan
Regista: Riccardo Struchil
Disco: Canzoni dell’appartamento
Anno: 2003
Guarda il video di The baby

L’ambiguità è già nel titolo. The Baby: il bambino che conosce solo il pianto come mezzo di comunicazione? Oppure la bambola superficiale incapace di discriminare, come l’Adriana che Pietrangeli conosceva bene?

Le immagini si limitano a suggerire uno spazio ludico dove fiori colorati spuntano dal terreno fra grandi cubi soffici. Il tempo si nega e si afferma con la reiterazione, il ralenti, il freeze frame, come nei film delle origini. Lo spazio semplicemente muta di inquadratura in inquadratura. Niente raccordi spazio-temporali, il linguaggio non è sgrammaticato ma antigrammaticale, l’unità è data dalla presenza di Morgan e della musica. È uno spazio carrolliano dominato dal nonsense dove vive la negazione della logica e dove si passa dall’animazione al live action senza la preoccupazione del perché.

Cause I’m the Baby, o meglio the BabyGod, l’onnipotente, e faccio quello che a voi non viene concesso. Ovviamente l’onnipotente in musica è il prodotto dello star-system, il protagonista sulla scena: Morgan (dotato, tra l’altro, anche di un certo protagonismo).
L’unico essere umano che sulla scena può essere sia disegnato sia in carne ed ossa e che, oltre a muoversi, è mosso da una mano registica, riallacciandosi a una tradizione che vanta fra i suoi capostipiti niente meno che Peter Gabriel.

L’immagine della star esplode nelle silhouettes nere su sfondo bianco, scomposizione del movimento nelle sue pose (leggi anche fotogrammi). The Baby è l’Onnipotente assoluto, ma Morgan è l’onnipotente sulla scena, perché a lui è concesso il tempo e lo spazio di una rappresentazione. Maybe he’s the Baby.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»