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Licenza di far piangere

Licenza di far piangere

Get Smart fu una fortunatissima serie tv, che parodiava i film di 007(quelli dell’era Connery), andata in onda negli Stati Uniti tra il 1965 e il 1970. Venne replicata, anche in Italia, per i decenni successivi. Uno dei due creatori, e sceneggiatore di buona parte delle puntate, era un Mel Brooks alle prime armi, che sfoggiava tutti gli ingredienti che sarebbero stati dei suoi film. Una comicità surreale, imperniata sul nonsense, che parte da una parodia spietata. Dalla sua il telefilm poteva vantare anche la straordinaria maschera comica del protagonista Don Adams, scomparso tre anni fa.

È possibile riproporre oggi una tale combinazione vincente? La risposta è ovviamente negativa. Del film va riconosciuta un’attenzione, fatta di continui riferimenti e ammiccamenti alla serie, un modo per gratificarne gli spettatori nostalgici. All’inizio vediamo i vecchi gadget, come il telefono-scarpa, esposti in un museo, cimeli della Guerra Fredda. Ma da quella stanza espositiva parte un tunnel fatto di paratie stagne, che porta a una cabina telefonica, riproponendo così la sigla storica del telefilm. C’è poi tutto un lavoro di adattamento alla realtà contemporanea. Il presidente degli Usa è una macchietta di Bush, e viene riproposta la scena, vista in Fahrenheit 9/11 (id., Michael Moore, 2004), di lui che legge fiabe in una scuola elementare. La minaccia non è più costituita dall’Unione Sovietica, ma da un traffico di materiale atomico che può finire nelle mani di “stati canaglia” o di terroristi. Come non notare poi che Max, quando viene rinchiuso in un carcere di massima sicurezza, indossa una tuta arancione come i detenuti di Guantanamo? Attualizzare il film passa anche per le continue citazioni dei film di 007, dell’epoca però di Roger Moore. Il personaggio dell’energumeno cattivo, interpretato dal wrestler Dalip Singh (The Great Khali), fa eco a quello di Squalo, nemico di Bond-Moore, e in particolare la scena della lotta in aria sui paracadute, è ripresa da Agente 007 – Moonraker Operazione spazio (Moonraker, Lewis Gilbert, 1979). Il film non è poi concepito come un sequel della serie, ma piuttosto è quasi un prequel di un’ipotetica nuova serie con gli stessi personaggi. Max è alla sua prima missione, prima aveva un ruolo impiegatizio ed era obeso.

Dopo tutto questo lavoro di sceneggiatura, quello che manca è però qualsiasi cosa che faccia ridere. Non lo fanno le gag riprese dagli episodi tv, che risultano alquanto fiacche, come quella dell’agente travestito da albero che si annoia, qui nell’interpretazione cameo di Bill Murray. Difficile non fare gli impietosi raffronti tra la grandezza di Don Adams e la mediocrità di Steve Carell. E non fanno nemmeno ridere le battute di stampo moderno, escatologiche o con facili allusioni sessuali. Insomma, quanto lavoro per nulla!

Curiosità
E’ uscito negli Usa anche uno spin-off del film, dal titolo Get Smart’s Bruce and Lloyd Out of Control, incentrato sul personaggio di Bruce, il tecnico del Control di origine orientale.

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