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cultura dell'immagine e della parola

Cannes Lions 2008
Retour au Palais

Ancora a Cannes, dopo un anno. Si accendono le luci della ribalta, si spengono i fari del Palais e inizia lo spettacolo. Spot, spot, spot. Tanti da farne indigestione. Un vero spettacolo.

L’atmosfera è calda e brulicante di persone che parlano, fischiano e applaudono. Si nota la differenza fra chi è già qui da un po’ e si fa strada spavaldo tra i corridoi affollati e chi, invece, appesantito dalla borsa ufficiale, si è appena registrato, fresco di viaggio.

L’emozione è sempre la stessa: quella di prendere parte a un momento unico, un appuntamento annuale in cui si riunisce la parte più creativa dell’industria pubblicitaria. Perché di industria si tratta e così si definisce.

Da una parte è facile tornare al Palais, i meccanismi sono gli stessi ed è confortevole ritrovare gli spazi e luoghi conosciuti e la stessa modalità di organizzazione dell’evento. Direttori creativi, copy, art, account, planner e tutto il mondo aziendale della comunicazione partecipa, affamato di idee e creatività, alla visione delle short list e prende parte ai numerosi convegni. Ma, quando cala il sole, mentre la “gente comune” rimane a guardare, gli stessi delegati si mettono in mostra, scatenandosi in balli sfrenati ai party più chic della Croisette, dove, per divertirsi ci vuole tanta musica e, naturalmente, l’open bar.

Tutti appaiono aperti e cordiali, parte dello stesso mondo, che sembra, però, sempre frammentato. Sarà forse una nostra caratteristica, ma il ritrovo a Cannes per il capitolo italiano è servito proprio come luogo d’incontro per ritrovarsi e per stringere ancor più saldamente i rapporti. La stampa e gli stessi pubblicitari, paradossalmente, si sono concentrati ancora maggiormente su se stessi, nonostante l’immersione nel contesto internazionale.

Come di consueto, non abbiamo portato a casa neanche un premio e il ruggito dell’Italia si è spento in chiacchiere e cocktail. Qualche segno positivo è venuto ancora dalla nuova generazione di creativi, che è riuscita a collezionare un bronzo nella sezione film dei Young Lions. Dunque, la domanda sorge spontanea: che ne è della creatività di questi giovani che promettono così bene? Che si abituino alla gloria del lavoro pubblicitario e per questo perdano la loro verve? Oppure c’è qualcosa di più profondo sotto, forse proprio legato agli stessi meccanismi del mercato italiano?

Questi discorso, in realtà, sembra valere anche a livello globale. Non sono molte, infatti, le creatività che hanno stupito davvero. La vittoria del Grand Prix è andata, per la prima volta, a due spot che, però, non hanno convinto fino in fondo: “Gorilla” e “Halo 3”. Ma, parlando più in generale, il livello qualitativo non è parso molto alto. Se l’anno scorso, infatti, aveva vinto un progetto complesso e articolato come quello di Dove, in quest’edizione sembra essere stata premiata solo la “trovata” momentanea: un gorilla che gode di piacere nel suonare la batteria, e la ricostruzione di una realtà immaginaria sulla scorta del concept “Believe”. Chi si ricorderà della marca del cioccolato del Gorilla? E chi riuscirà a capire dal breve e confuso spot di Halo tutte le attività che sono state progettate e realizzate?

Discorso ben diverso rispetto all’anno scorso. Che sia che, di anno in anno, la creatività ha bisogno di sedimentare? Non riesco a trovare risposte, ma solo molte domande su una creatività che appare sempre più opaca e confusa, alla ricerca di sé.

• Leggi l’articolo Cannes Lions 2008 – I vincitori

• Guarda lo spot Gorilla
• Guarda lo spot Halo 3

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