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Afterville: la via italiana alla sci-fi

Leggere il presente attraverso il futuro. Parlare della città di oggi partendo dagli spazi metropolitani di domani in quanto proiezioni di quello siamo, che vogliamo, che subiamo e che, alla fine, abitiamo. Questa potrebbe essere in (estrema) sintesi la descrizione del progetto Afterville, la rassegna multidisciplinare a base di cinema, arte, installazioni e conferenze ideata e curata da Undesign all’interno dell’ampio cartellone del XIII UIA World Congress di Torino (per i non addetti ai lavori: è il congresso mondiale degli architetti). Tra le varie iniziative, a colpire i cuori dei cinefili ci pensa Afterville – The Movie, il cortometraggio di fantascienza promosso dalla Film Commission Torino Piemonte, e girato dalla coppia di registi Fabio Guaglianone-Fabio Resinaro con la collaborazione di Bruce Sterling, uno dei massimi guru del genere cyberpunk. Il film, ambientato in una Torino futuristica dominata dalla presenza di gigantesche astronavi conficcate nel terreno, racconta in ventisette minuti le ultime due ore della città prima che il count-down emesso dagli artefatti alieni da oltre cinquant’anni giunga al suo zero.

Presentato in anteprima nel capoluogo piemontese e quindi a Milano nel corso di una doppia proiezione al cinema Apollo, Afterville – The Movie ha finora raccolto un buon successo, che fa ben sperare anche per la sua futura distribuzione via Tv e telefonino. Merito di una regia serrata ed efficacissima che sfrutta al meglio la tecnica dello zapping per tenere alto il ritmo, ma anche di un’ottima colonna sonora (c’è la mano dell’ex-Bluvertigo Livio Magnini) e soprattutto di effetti visivi degni di un progetto sci-fi di serie A. Afterville dimostra che si può fare della buona fantascienza anche lontano da Hollywood, senza budget clamorosi ma lavorando bene e facendo qualche sforzo creativo in più. Insomma, all’italiana. Qualche dubbio però rimane – naturalmente si tratta di considerazioni personali – se si prendono in considerazione le interpretazioni, a mio parere non tutte all’altezza, e soprattutto la scelta di sviluppare una sceneggiatura ricchissima di ottime idee lungo la direttrice della classica storia d’amore.

I due autori, alla presentazione milanese, lo hanno detto chiaramente: «Quello fantascientifico è solo un aspetto del film. Abbiamo lavorato anche su altro. Sulle vicende umane, sui sentimenti, su una storia d’amore». Peccato, mi viene da dire. Gli spunti interessanti, infatti, sono tutti sul versante futuristico della pellicola, in particolare negli interventi micidiali di Sterling. La storia d’amore, invece, segue binari fin troppo sicuri e prevedibili. D’accordo che la vicenda sentimentale è sempre il fil rouge più semplice e sicuro da gestire, ma con soli ventisette minuti a disposizione forse valeva la pena di rischiare il tutto per tutto e seguire la strada più tortuosa e affascinante. Poco male, comunque. Il film è nettamente sopra la soglia della sufficienza e i giovani registi-sceneggiatori hanno dimostrato di essere talentuosi. Avranno di certo altre occasioni per sfornare il capolavoro.

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