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cultura dell'immagine e della parola

Una diva dimenticata: Long Jeanne Silver

“Ho visto cose che nemmeno il Kamasutra concepisce…”, così potrebbe dire chiunque abbia assistito a un film hard con la mitica Long Jeanne Silver, che calcò le scene tra il 1976 e il 1986. Non se ne conosce la vera identità, e il suo nome d’arte è un ovvio richiamo alla figura leggendaria del pirata Long John Silver. A cosa si deve tale riferimento? È presto detto.

I pirati sono tradizionalmente rappresentati con una gamba di legno. Si dà il caso che la nostra eroina abbia una protesi, in quanto priva dalla nascita del piede sinistro. Una volta toltosi l’arto artificiale, poteva utilizzare il moncherino della gamba, dalla forma fallica, inserendolo in ogni orifizio possibile.
Raccapricciante? Non del tutto, perché era una donna molto bella: bionda con un fisico stupendo e un volto molto grazioso. Le sue esibizioni generano al contempo attrazione e disgusto.
Originaria dell’Arizona, iniziò la sua carriera come spogliarellista. Si fece notare per un servizio fotografico, divenuto poi celebre, sulla rivista pornografica Cheri. Ancora oggi quelle foto sono una pietra miliare, così come le sue dichiarazioni: “Mi chiamo Long Jeanne Silver e sono handicappata e arrapata” e ancora “Grazie a questa stravaganza della natura, ho un cazzo più grande di quello di John Holmes e, baby, ti conviene credere che so come usarlo!”.

Dalle riviste al cinema il passo non poteva che essere breve: a offrirle i primi lavori furono i fratelli Mitchell, coppia di registi tra i più quotati dell’epoca, autori di uno dei capostipiti del genere, Behind the Green Door (1972).
Dopo una serie di apparizioni in alcune pellicole, ci pensò un altro dei grandi registi del periodo, l’eccentrico Alex DeRenzy, a costruire un’opera su misura per lei, intitolata proprio Long Jeanne Silver (1977). Il film è costituito dal susseguirsi di scene di sesso, perlopiù dei menage a trois, in cui vengono praticate tutte le combinazioni possibili e (in)immaginabili, intervallate da momenti in cui lei parla in camera, raccontando aneddoti e situazioni divertenti. La scena clou è quella che precede un rapporto lesbo a tre, in cui lei e le altre due ragazze sfogliano divertite il famoso numero della rivista Cheri.
La sua carriera durò una decina d’anni, senza altri ruoli da protagonista, e si ritirò dalle scene a metà degli anni Ottanta per timore dell’AIDS. Leggenda vuole che dopo abbia intrapreso gli studi per diventare psicologa infantile. LA leggenda vuole che ora abiti in un ranch nella sua nativa Arizona.

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